Venerdì 19 Aprile 2024

Niente tagli sulla vita

Ci sono temi sui quali un Paese civile non solo non si divide, ma si unisce o si dovrebbe unire. Uno di questi è il '118'. Quel numeretto che ognuno di noi non vorrebbe mai chiamare, ma che ci rassicura sapere che esiste, che funziona, che è sempre e comunque attivo e operativo. Quel numeretto, insomma, sul quale dobbiamo sapere di poter contare, sperando di non usarlo mai. Scoprire, invece, che uno dei servizi essenziali e nevralgici di un sistema sanitario degno di questo nome, il servizio del soccorso attraverso le ambulanze, è a rischio, perché penalizzato da tagli di risorse, mancanza di personale specializzato, inefficienze gestionali, ebbene, scoprire questo allarmante stato di cose è davvero desolante e drammaticamente preoccupante.

Non si discute del dato di fatto endemico di una sanità nella quale si annidano sacche di sprechi aggredibili e, semmai, mai aggrediti: basti pensare alla ormai famigerata siringa, assurta a simbolo di ogni spending review, il cui costo varia anche del 100 per cento, a seconda della latitudine della Asl che l’acquista. Ma, quando si ha a che fare con le emergenze più urgenti di tutte e con i mezzi e il personale per fronteggiarle, il criterio ragionieristico e meramente contabile dovrebbe di necesstà cedere il passo alla considerazione ineludibile che in questo caso non c’è niente da tagliare, non ci può essere niente da ridurre per definizione. Dunque, bene ha fatto il dottor Mario Balzanelli, una vita tra ambulanze e pronto soccorso, a denunciare il pietoso e disperante stato di abbandono del '118' italiano: taglio dopo taglio, regioni e Asl hanno finito per colpire al cuore uno dei gangli vitali del nostro sentirci sicuri, la piattaforma della nostra sopravvivenza. Richiamare all’ordine e al dovere dell’azione sull’emergenza '118' i decisori della sanità nel nostro Paese è il minimo che possiamo fare.