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V come Vettel, V come Villeneuve, V come VittoriaLeo Turrini - 10 giugno 2018

V come Vettel.
V come Villeneuve.
V come Vittoria.
Potrei anche fermarmi qua, per non lasciare tracimare la mia euforia di ferrarista in servizio permanente effettivo.
V anche come Ve lo aveva detto Seb che quest’anno ci sarebbe stato tanto per cui lottare, spasimare, soffrire. E gioire, forse, alla fine.
Di sicuro, questa è stata la vittoria più netta, per Vettel, da quando si è vestito di Rosso.
E credo che la sua felicità esplosiva, dopo, si spiegasse anche così.
Ohi, stiamo parlando di un Campione cinquanta volte primo in carriera. Se si emoziona così, significa che ha intuito qualcosa.
Di grosso.
Io invece confesso che avevo intuito cosa doveva accadere vedendo Jacques, nel pre gara, girare sulla Rossa di Gilles. Avevi il magone che non andava ne su ne giù. Si è sciolto solo sotto la (doppia, tanto per farmi fibrillare un po’ di più) bandiera a scacchi.
Il resto.
La vera Mercedes non può essere questa. Torneranno a farci tremare, non ho dubbi.
Non c’era nemmeno il vero Kimi, di cui invece Vettel ha un dannato bisogno.
La Red Bull sarà l’arbitro e spero che Verstappen (decente, finalmente) e Ricciardo non siano parenti del signor Orsato.
Ma a tutto questo penserò da domani.
V come Vettel.
V come Villeneuve.
V come Vittoria.
V come Ve l’aveva detto Seb che…