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Tutta la verità su Vettel e RaikkonenLeo Turrini - 16 aprile 2018
  1. Riflessioni a mente fredda del Buon Vecchio Zio Nume, in sigla BVZN, sugli eventi cinesi.
    Primo. Molto sottovalutato, se non addirittura ignorato, il fatto, vagamente storico per il nostro piccolo mondo, che mai, in era ibrida, la Mercedes era stata battuta tre volte di seguito. Magari adesso vincono le 18 corse che restano, eppure il dato resta.
    Secondo. Strategia Ferrari. A Melbourne e Sakhir erano geni, gli uomini del muretto Rosso. Ora (citazione) i geni diventano scemi.
    Terzo. Beh, con me non funziona così. Questo modo di ragionare (si fa per dire) molto mi ricorda chi nel calcio è contro il Var quando fa comodo e poi diventa pro Var quando fa comodo. Ridicolo. E questo è molto, molto peggio di una eliminazione.
    Quarto. Da domenica mattina mi imbatto in un curioso fenomeno. Eserciti di anti raikkoniani pentiti ora si stracciano le vesti pro Kimi. Tutto ciò è scandaloso per la assoluta mancanza di decoro. Se un raikkoniano si lamenta, posso capire. Se lo fa chi dal 2014 descrive l’ultimo iridato con la Rossa alla stregua di un mangiapane a tradimento, allora io rido e compatisco.
    Quinto. Se ci fosse un obbligo da cameriere, Raikkonen non partirebbe come a Shanghai. Mi dispiace per i vetteliani babbei, ma Seb sta davanti se va più forte e stop. Infatti sabato era andato più forte in qualifica e al via il tedesco ha fatto quello che ha fatto per non perdere il Gp per mano del compagno. Poi in corsa è andata come è andata e pace. Diverso è immaginare che, in logica mondiale, a Maranello trovino più credibile la candidatura di Seb. Forse in Mercedes ritengono Bottas più qualificato di Hamilton per il titolo?
    Sesto. Se la Ferrari deliberatamente danneggia Kimi, perché mai lo ha tenuto, per anni, godendo a livello mediatico solo del mio appoggio? Per puro masochismo? Perché io son chi sono? Mi stimo moltissimo, lo ammetto, ma non ho un potere tanto grande. Altra cosa è chiedersi come si sarebbe comportato Vettel al via a ruoli invertiti. Qui non ci sono certezze, io non le ho, quantomeno.
    Sette. Di sicuro “When he is behind me he loses his mind” è una frase bellissima. Io non saprei dire di meglio.
    Otto. Ci vuole molta intelligenza per governare gli eventi. Figuriamoci per capirli. Nel 2017 Raikkonen aveva vinto a Montecarlo e in Ungheria e ha ceduto un piazzamento al collega nelle Americhe. La cosa sbalorditiva è che me ne sono accorto solo io (se ne è accorto anche Marchionne, in verità). E tutti a dire che aveva fatto una stagione di merda. Adesso, strillano come aquile. Qualcosa non torna.
    Nove. Io sto con Vettel e sto con Raikkonen perché sto con la Ferrari. Non mi meraviglia il fastidio di taluni: non si aspettavano gli esiti dei primi tre Gran Premi.
    Dieci. Detto questo, io sto ancora spaventosamente rosicando e mica mi vergogno.