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Todt 1993, Vasseur 2023: ecco cosa cambieràLeo Turrini - 8 gennaio 2023

Todt 1993.
Vasseur 2023.
Un certo Dumas, che scriveva decisamente meglio di me, intitolò “Vent’anni dopo” il secondo capitolo della saga dei Moschettieri.
A Maranello siamo a trent’anni dopo.
Comincia l’era di Fred e credo valga anche per lui una frase che Enzo Ferrari pronunciò davanti a noi giornalisti 40 anni fa.
Era appunto il 1983 e il Vecchio fece alzare in sala stampa Forghieri, Piccinini e gli altri collaboratori presenti. Poi ci fissò e disse: “Io sono il fornaio che deve fare il pane con la farina che ha: questa che avete sotto gli occhi”.
Absit iniuria verbis: Vasseur sta nella stessa situazione. Trova una macchina di fatto già pronta ed è difficile immaginare possa procedere a rivoluzioni immediate.
In breve.
Per i Tre Moschettieri della monoposto (Cardile, Sanchez, Gualtieri) parleranno i cronometri dal Bahrain in poi. Gli si chiede una Rossa più potente, più leggera, più affidabile.
Vasto programma.
Il resto.
Io rimanderei fisso in pista Diego Ioverno, invece di tenerlo in fabbrica: è il capo operazioni veicolo (cioè tutto ciò che riguarda telaio, cambio e montaggio vettura), è
bravo come pochi, a tal punto che se fosse inglese minimo lo avevano già fatto diesse, in compenso è calabrese. Misteriosamente, Binotto se lo godeva poco.
Mekies è il Race manager, etichetta vaga e multiuso. È un buon conoscitore di regolamenti, era un fedelissimo di Binotto ma questa mica è una colpa.
Ovviamente sarà indispensabile mettere mano subito all’intrigo Strategie. Nel 2022 lo spagnolo Rueda e l’Indiano Ravin hanno vinto ex aequo l’Oscar della impopolarità per le prodezze al muretto. Attenzione, però: è sbagliato personalizzare, il settore richiede un approccio meticoloso. Molti errori sono dipesi dalla insicurezza. È paradossale, ma in mondo iper tecnologico la psicologia conta più di quanto, da fuori, si possa supporre.
È invece solo tecnico l’argomento sviluppo in corso d’opera, altro tallone d’Achille della Rossa e da tempo ormai immemorabile.
So bene che Simone Resta è ancora operativo in Haas, conosco dinamiche interpersonali non felicissime che lo riguardano ma sarebbe tempo di valorizzarne il contributo.
Riassumo e chiudo. È vero, negli anni la Ferrari non è stata sempre gestita, sul fronte corse, in maniera brillantissima. Tante competenze sono andate disperse, un patrimonio umano infragenerazionale è stato dissipato dal 2009 in poi (Baldisserri, Mazzola, Dyer, Costa, Domenicali, Allison, Sassi, Iotti, Tortora e bla bla bla).
Ma ci sono ancora energie da ammirare, in ambiti diversi. Alcuni nomi li ho fatti sopra, senza dimenticare il capo meccanico Bellosi, il veterano Jock Clear, l’”ambasciatore” Jonathan Giacobazzi, il ruvido ma schietto Togninalli, che è il Capo Ingegneria di Pista, a lui rispondono gli ingegneri dei piloti
Xavi Marcos per Leclerc e Adami per Sainz.
A Fred Bongusto Vasseur, da una rotonda su Maranello, l’augurio di riuscire a far rendere al meglio le persone che riterrà indispensabili per tornare, finalmente, a vincere.