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Se non altro Arrivabene non va in Mercedes e l’ipotesi DomenicaliLeo Turrini - 10 gennaio 2019

Dopo il Big One, il grande terremoto, sempre viene il momento delle scosse di assestamento.
Vale anche per la Ferrari.
Alcune riflessioni, spicciole e sparse.
Uno. Se non altro Maurizio Arrivabene non imiterà Aldo Costa, James Allison e Sassi che il mare ha consumato. Cioè, non andrà in Mercedes.
Due. Però, adesso che ci penso, Toto Wolff è notoriamente capace di tutto.
Tre. Trovo penoso il maramaldeggiare (straniero, ma non solo) nei confronti dell’ex capo del reparto corse di Maranello. Io preferisco le critiche a viso aperto nei confronti di chi è al potere. Il dileggio verso chi è caduto mi indigna e qui mi taccio, perché dovrei citare Dante.
Quattro. Una precisazione a beneficio degli amici (un caro saluto alla cloggara Luisa) che mi attribuiscono un pregiudizio nei confronti di Mattia Binotto. Non è così. A parte che siamo affratellati dalle comuni sofferenze interiste, ci conosciamo da più di vent’anni e a proposito del Clog fu lui a fare da guida in fabbrica ai vincitori del Quizzone 2012. Quindi, affetto, stima e grande tifo.
Semplicemente, dopo quello che è successo e per come è successo, a Mattia non sfugge che la cultura degli alibi (peraltro a lui estranea) non avrà più cittadinanza a Maranello. La macchina del 2019 è figlia del suo staff e il team principal è lui. Non ci saranno più equivoci. È una constatazione, mica un avvertimento. Tutto qua.
Cinque. Si comincia a dire, qua e là, che il doppio incarico non sia gestibile. Non lo so, del resto l’ultimo plenipotenziario in Ferrari fu Forghieri prima di Montezemolo diesse. Penso che molto dipenderà dalla buona volontà delle persone e non solo dalla ripartizione delle deleghe. In Ferrari è indispensabile ricostruire un clima di fiducia reciproca. Se è successo quello che è successo, è perché qualcosa si era spezzato.
Ultima cosa. Le voci su un possibile ritorno di Stefano Domenicali a Maranello, ai vertici della azienda, non mi stupiscono. Sono fisiologiche. Quando ci fu la tragedia di Marchionne, dissi a chi poteva ascoltare che la soluzione ce l’avevano a pochi chilometri da casa, a Sant’Agata Bolognese. E avrebbero anche indebolito un concorrente di mercato, visti i numeri eccezionali che sta facendo Lamborghini.
Fanno ancora in tempo a darmi retta (ma non chiedetemi cosa risponderebbe il diretto interessato, non lo direi nemmeno sotto tortura).
Grazie per l’attenzione.