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Rossi, Marquez e Indro MontanelliLeo Turrini - 21 aprile 2018

Sta a vedere che diventiamo un po’ tutti come Indro Montanelli. Una volta il principe del giornalismo italiano del Novecento scrisse che lui dei Gran Premi di F1 seguiva in tv solo la partenza, giusto per vedere se ci scappava l’incidente. E Ferrari si arrabbiò mica poco.
Ho come l’impressione che con Rossi e Marquez siamo messi più o meno così. Ormai prevale una attenzione quasi morbosa. Cosa combineranno stavolta? Spallata o ruotata? Colt o coltello?
Dicono: ma le grandi rivalità sono il sale dello sport! E noi cronisti citiamo Senna e Prost, ma anche Ali e Frazier, piuttosto che Ben Johnson e Carl Lewis.
Va bene. Il conflitto aspro, esasperato talvolta anche dal gap generazionale, può persino essere fisiologico. Non sono ipocrita e dunque lo accetto. Solo che Senna e Prost, che pure si sfanculavano a trecento all’ora, non dissero mai di avere paura, in senso fisico e non metaforico, l’uno dell’altro.
Di sicuro, Rossi e Marquez hanno reso romanzesco il loro dualismo. A me piacerebbe vederli battagliare in modo pulito, senza aspettare, alla Montanelli, l’ennesimo contatto.
Chissà se sarà possibile.
Buon week end.