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Renault, la scommessa di RicciardoLeo Turrini - 11 febbraio 2019

Renault è uno dei quattro costruttori in lizza sulle piste della Formula 1.
La tradizione del marchio è strepitosa.
Il primo turbo di Jabouille.
I dolori del giovane Prost.
L’irresistibile motore aspirato installato sulla Williams dei trionfi.
La macchina bi iridata di Fernando Alonso.
Anche qualche cosa brutta e sgradevole, tipo il crash gate di Singapore 2008.
Non riesco ad immaginare che la Regie sia rientrata nel giro in prima persona giusto per fare atto di presenza.
Anche se resta da capire l’effetto dello scandalo Ghosn, l’ex grande capo incarcerato in Giappone per una vicenda molto oscura.
Ghosn ha sempre sostenuto l’investimento nelle corse. Che non gli dispiacevano.
Tutto ciò premesso, Renault rappresenta la scommessa (fatale? fatata?) di Daniel Ricciardo.
A me Ricciardo garba tantissimo.
È un campione. Lo ha già dimostrato.
Dodici mesi fa, Daniel aspettava due telefonate.
Una dalla Ferrari.
Una dalla Mercedes.
La prima è arrivata, sotto forma di sondaggio. E la cosa è finita lì.
Toto Wolff non si è fatto vivo: nella sua filosofia, soprattutto dopo Rosberg, nessuno deve disturbare il manovratore. Inteso come Lewis Hamilton.
Ricciardo è un tipo orgoglioso. Mi piace anche per questo.
Non poteva restare in una Red Bull zerbinata pro Verstappen.
Certi atteggiamenti di Marko ce li ricordiamo bene.
Dopo di che, è chiaro che Renault è un rischio. Al netto di tutte le garanzie “parigine”.
Come costruttore integrale, macchina e motore, in era power unit ha combinato pochino. Sebbene Hulkenberg sia un altro buon pilota, secondo me.
In Francia se ne rendono conto, infatti non a caso mesi fa avevano pensato a Mattia Binotto come direttore tecnico.
Per Ricciardo sarebbe stata una ottima soluzione.
Per la Ferrari, mica tanto.
Comunque, andiamo pure a vederla, questa Renault.