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Quel partito anti Vettel (secondo Tavelli)Leo Turrini - 4 febbraio 2019

Come alcuni tra voi sapranno, Fabio Tavelli è uno dei migliori giornalisti italiani. Facciamo cose insieme a Sky, lui è il capitano e io porto le borracce (a Race Anatomy).

Recentemente Fabio ha pubblicato sul Foglio una analisi molto interessante su genesi, sviluppi e possibili sbocchi del PAV, il Partito Anti Vettel già molto attivo (per la mia disperazione).

Siccome l’argomento già scotta, ospito qui di seguito il testo del mio capitano.

TAVELLI SCRIPSIT

È iniziato il tiro al bersaglio contro Sebastian Vettel. A toccarla non proprio pianissimo è stato qualche giorno fa Eddie Irvine, non un pluricampione del mondo ma certamente uno con il dono della chiarezza. Secondo lui Vettel è:”bravo se è in testa e nessuno in competizione. Ma enormemente sopravvalutato, sa fare una cosa soltanto. Lewis ha molto più talento”. Un plotone di esecuzione avrebbe sparato meno proiettili. Irvine ha un carattere esuberante, è ancora parecchio amato nei dintorni di Maranello e, peraltro, è andato più vicino di Seb alla “Reconquista” di un titolo che manca dal 2007 (Kimi. Vedrete che Sebastian lo rimpiangerà). Erano ancora tempi montezemoliani e proprio l’avvocato con il ciuffo non è stato proprio tenerissimo nei confronti di Vettel quando sotto Natale, dimentico del clima da vogliamoci bene che il periodo normalmente ispira, senza troppi giri di parole ha sentenziato che con Hamilton al posto del tedesco la Ferrari avrebbe vinto il Mondiale piloti. Senza se e senza ma. Mah…tutte verità indimostrabili, seppur non del tutto astruse in linea di principio. Va da sé che una quota in crescita di tifosi della Rossa hanno iniziato un po’ a credere a questa storia del Vettel bravo solo se parte primo e dietro si sdraiano. Non che altri osannati campioni non abbiano goduto di simili “privilegi” in passato. Alcuni dei mondiali vinti da Schumacher padre erano dei monocolore bulgari con distacchi ciclistici agli avversari. Lo stesso Senna aveva a disposizione un missile come la Mc Laren e al massimo duellava con Prost (che, tranne nel ’90, aveva la sua stessa auto), andando via alla prima curva prima di rivedere tutti dal podio. Non risulta che la Mercedes di Hamilton fosse così avvicinabile nei primi anni dell’era ibrida. Così come d’altronde è giusto non dimenticare che anche Vettel nel 2013 era come Nadal a Roland Garros, altrimenti 9 Gran Premi di fila non li può vincere mai nemmeno nel mondo dei sogni. Ma esisterà pure una via di mezzo tra l’essere candidato ad attaccare il record di Schumi e aver preso la patente con i punti dell’Esselunga o no? Il vero rischio per Sebastian non è però soltanto questa onda anomala che è pronta a scatenarsi al primo testa coda del numero 5 rosso. Ma è il rampante Mick. Eh sì, proprio il figlio di Michael, fresco di ingressa nella Ferrari Driver Academy e pronto ad una stagione sotto i riflettori in Gp2. Insieme a Charles Leclerc potrebbe entrare a tenaglia sul biondino e fargli cercare in fretta un’altra strada per arrivare a cinque (titoli mondiali). I fatti. Leclerc è un giovane in rampa di lancio, è quasi italiano e su di lui c’è già oltre che grande attesa un gigantesco alone di magia. Che possa fare come Ricciardo nel 2014 alla sua prima stagione in Red Bull quando lasciò in mutande la sua celebrata prima guida è da molti immaginato come possibile. Il suo manager è Nicolas Todt. Che, ma guarda le coincidenze!, non solo è il figlio di Jean, ex team principal della Ferrari, ma soprattutto attuale capo della Federazione Internazionale, e basterebbe…ma anche l’agente di Schumacher Jr. Certo, certo, la strada per il ragazzino, si affrettano tutti a dire, è lunga e nessuno deve mettergli fretta. Balle. Non è nemmeno quotato il combinato disposto “vittoria Mick in un gran premio di GP2+frittata di Vettel uguale: Schumi subito!” E’ innegabile che Vettel abbia accolto il pargolo con grande afflato paterno, gli abbia ricordato di quando lui tenero pilotino andava a lezione del di lui babbo. Il cucciolo lo ha subito ringraziato alla Race of Champions (non esattamente una competizione probante ma comunque erano uno contro l’altro con un volante in mano e non si giocava a bocce o a paddle) battendolo nettamente. Ora, immaginate che i padroni del vapore americani di Liberty Media inizino a sentire desiderio di dare un po’ di scossa ai numeri che l’attuale circus vede spesso con il segno meno alla voce “appeal verso i giovani”. Il direttore generale e responsabile sportivo di Liberty Media è il signor Ross Brawn, direttore tecnico della Ferrari dei record ai tempi di Todt. E Schumacher senior. La tenaglia è lì pronta: Todt, padre e figlio, Brawn e uno Schumacher che torna in F1. Più il galletto Leclerc a logorare il quadricampione con le bibite sulla livrea. Altro che Hamilton, il vero Dart Fener per Sebastian Skywalker è proprio il tenero Mick.