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Prost, il Brasile, la polizia e gli amoriLeo Turrini - 10 aprile 2020

Spero tutti bene.
Il 1990 della Formula Uno era iniziato in Arizona con la vittoria del Re senza corona.
Senna aveva battuto il giovane Alesi dopo un duello eccitante. E aveva goduto molto, Ayrton, nell’apprendere che entrambe le Ferrari non avevano visto la bandiera a scacchi.
Adesso poi ci dovevamo spostare in Brasile e parevano esserci tutte le condizioni perché Senna rompesse il ghiaccio davanti al suo pubblico, che mai aveva potuto applaudirlo, fin lì, sul gradino più alto del podio.
Ma questo era il meno.
A San Paolo trovammo un clima da stato d’assedio. Non è vero che gli imbecilli sono figli del web: la Rete li ha moltiplicati, sì, permettendo ad un idiota di credere che l’opinione sua valga quanto quella di un premio Nobel e figuriamoci su temi piccoli come la Formula Uno. Com’era quella follia spazzata via dal virus? Ah, già: uno vale uno. E come no, chi ha studiato sullo stesso piano dell’ignorante totale, bene, bravi, bis.
Ma gli imbecilli c’erano anche allora. E dunque Alain Prost, il nemico del Re senza corona, fu accolto in Brasile da crude minacce di morte. Prese molto sul serio dalla polizia locale, che infatti garanti’ al pilota francese una scorta armata.
Non era una atmosfera piacevole. Io camminavo nel paddock di Interlagos, che è strettissimo, e mi domandavo se e quando sarebbe stato possibile sanare quella ferita.
Mai, forse.
Senna aveva appena compiuto trent’anni. Io, pure. Quando si è giovani, ci manca spesso la dote della Misericordia. Cediamo al rancore e quando ci accorgiamo che ci siamo avvelenati l’anima è troppo tardi.
Quando fu costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate, il presidente americano Richard Nixon nell’ultimo discorso fu finalmente sincero.
Disse al suo staff: quelli che vi odiano non vinceranno fin quando anche voi odierete loro e sarà in quel momento che vi autodistruggerete.
Parlava di se stesso.
Senna era arrivato a quel punto. Forse, meglio, era stato portato a quel punto. E non riusciva a tornare indietro. Non voleva.
Intanto, Prost era circondato dalle guardie ma si preoccupava per un altro motivo.
Fate attenzione.
A me capita di divertirmi, come è normale, per le imprese amatorie, reali o presunte, di questo o quel personaggio pubblico. Vedi l’Irvine del precedente racconto.
Ma non ho mai giudicato un essere umano per le sue abitudini private. Uno (o una) può essere etero, gay, bisessuale, eccetera.
Non me ne frega niente.
Ma allora eravamo nel 1990 e il modo di ragionare era, uhm, un po’ differente. Antiquato, forse.
E dunque il venerdì mattina di Interlagos lo Scuro, alias Cesare Fiorio, ci convoca all’improvviso prima delle prove.
Sentite, ci dice emettendo suoni dalla bocca color petrolio, dalla Francia rimbalzeranno notizie sulla vita privata di Prost. Non vi chiedo di censurare, ma di trattare con tatto la vicenda. Soprattutto, evitate di porre ad Alain domande su queste cose. Giustamente, non vi risponderebbe.
La storia era degna di un romanziere hot. Prost aveva una moglie. La moglie era incinta. Prost aveva anche una tenera amicizia (i rotocalchi dell’epoca scrivevano così) con la moglie del suo collega Laffite. Si mormorava anche di tentativi di suicidio.
Boh (se vi interessa sapere come sia andato a finire l’intrigo sentimentale, andate su Wikipedia).
Di sicuro, tra poliziotti alla calcagna e problemi privati, il week end brasiliano non prometteva nulla di buono, per Alain.
Ogni volta che la sua Ferrari usciva dal garage la torcida paulista si scatenava. Fischi. Insulti. Boati di riprovazione.
Un collega della tv brasiliana mi disse: in questo momento Prost è l’uomo più odiato del paese.
E non stava scherzando.
Va bene. Cioè, va male. Fra tanto delirio, l’algido Ron Dennis getta un bidone di kerosene sul fuoco.
Infatti il boss della McLaren dichiara: con certi metodi la Ferrari non tornerà mai a vincere, paga in nero un ingegnere come Nichols pur di strapparcelo e portarlo a Maranello, quanto a Prost si accorgerà in quale inferno è finito, io gli avevo suggerito di starsene un anno a casa, lo avrei pagato per stare fermo, non mi ha dato retta, se ne pentirà…
Ohi, penso io.
Ma questi vogliono proprio fare carne di porco della Ferrari!
Anche in pista.
Qualifiche del sabato.
Prima fila tutta McLaren.
Seconda fila occupata dalle Williams di Patrese e Boutsen.
Le Rosse solo in terza. Con Mansell davanti a Prost.
Era sabato sera.
Nigel non rimase sorpreso.
Scusa Leone, ma dove sta Alain?
“He’s still talking”.
(Continua)