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Piero Ferrari fa notte con noiLeo Turrini - 14 marzo 2019

Per chi farà nottata inchiodato alla tv o al computer.

Ma anche per chi avrà scelto di dormire, andando però subito, al risveglio, a controllare gli esiti delle due sessioni di prove libere all’Albert Park di Melbourne.

Per chi ancora si accende di passione ascoltando il suono di un motore.

Per voi, che indugiate sulle mie righe banalissime.

Ho solo un augurio.

Possiate trovare, alla fine del viaggio che chiamiamo campionato del mondo di Formula Uno, quello che cercate.

Forse da molti anni.

Quella che segue è la mia intervista a Piero Ferrari che appare oggi, venerdì, sulle pagine di Resto del Carlino, Nazione e Giorno.

Dimenticavo!

Grazie della compagnia.

 

“Vettel ha ribattezzato Lina la sua nuova Rossa. Mia mamma si chiamava proprio così! Immagino sia una coincidenza, ma userò il cellulare per mandargli un grazie…”
Piero Ferrari, figlio del Drake, vicepresidente della azienda di Maranello, è uno dei migliori amici. Recentemente la rivista Forbes lo ha inserito tra i mille essere umani più ricchi del pianeta. La cosa, per fortuna, non gli fa ne’ caldo né freddo.
“Nella vita conta quello che sei e non quello che hai -dice con un sorriso- Poi, per carità, i soldi aiutano. Ma è più importante provare ad essere una brava persona”.
Comincia un nuovo mondiale e la Scuderia compie novant’anni.
“È una ricorrenza suggestiva. La Storia, con la maiuscola, è sempre croce e delizia”.
Onori e oneri.
“La cosa della quale vado più orgoglioso, con il nome che porto, non è una vittoria. Ne abbiamo collezionate tante e spero ce ne saranno ancora moltissime. Ma io sono fiero del fatto che la Ferrari sia sempre stata presente in pista, nel mondiale di Formula Uno. Noi la spugna non la abbiamo mai gettata!”
La resilienza come valore.
“Un ferrarista capisce quanto la passione possa essere anche sofferenza. Se non lo comprende, non è un ferrarista vero. Posso parlarle del mio primo Gran Premio?”
Prego.
“Avevo sedici anni, era il 1961. Gran Premio d’Italia a Monza. Papà mi autorizzò ad andare con gli amici. Vincemmo gara e mondiale con Phil Hill, il pilota americano”.
Bel ricordo.
“Aspetti. In quella stessa gara morì in un incidente un altro nostro pilota, Von Trips. Ci furono anche vittime tra gli spettatori. Fu uno shock. Mi resi conto di cosa intendeva mio padre, quando parlava delle sue gioie terribili”.
La Ferrari di oggi piacerebbe ad Enzo Ferrari?
“Gli piacerebbe l’orgoglio di appartenenza di chi lavora a Maranello, il senso di coinvolgimento in una esperienza totalizzante. Siamo un marchio che proietta ogni giorno la leggenda nel futuro. E questo è molto bello”.
Il 2019 sarà l’anno buono?
“Ci speriamo sempre! Io sono ottimista. Nei test di Barcellona ho visto una monoposto competitiva, veloce da subito. Vettel è motivatissimo e non si sente inferiore ad Hamilton. Su Leclerc abbiamo fatto un investimento, crediamo nel suo talento. La squadra ha una organizzazione sana, Binotto lo conosco da quando era un ragazzo. Insomma, ho il diritto di essere fiducioso”.
Resta da battere la Mercedes di Hamilton.
“Niente da dire, hanno vissuto un ciclo vincente. I cicli prima o poi finiscono. Tocca a noi”.
E come la mettiamo con il conflitto di interessi?
“Che conflitto, scusi?”
Lei è socio di John Elkann in Ferrari, Elkann significa Juve ma suo genero Alberto Galassi sta nel Board del Manchester City di Pep Guardiola…
“Ah, se la finale di Champions fosse Juventus-City dovrei proclamarmi neutrale! Mi sa che mi conviene concentrarmi sulle vittorie di Vettel e Leclerc!”