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Perchè è la Ferrari della non sfiduciaLeo Turrini - 12 marzo 2018

La Ferrari e il governo della non sfiducia.

Lo dico per i più giovani (beati loro!).

Nel 1976, dalle elezioni politiche italiane non uscì un vincitore dotato di maggioranza parlamentare.

Io c’ero e il casino in patria era immondo e clamoroso, tra grave crisi economica e terrorismo rampante.

Molto, molto peggio di oggi, se può consolare.

Per uscire dal pantano, i partiti più votati (la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista) decisero di permettere la nascita di un esecutivo, leggi governo, che si reggeva non sul consenso dei più, ma, appunto, sulla non sfiducia di tanti.

Ci si asteneva, non si votava contro.

Qualunque sia il giudizio storico sull’esperimento (i pareri ancora oggi sono contrastanti), l’Italia scampò al disastro e dopo tre anni si tornò alla normale dialettica maggioranza-opposizione.

Cito l’episodio per esternare (finalmente!, dirà qualcuno dei miei troppo numerosi seguaci) un bilancio pre mondiale in ottica Ferrari.

Allora, ecco cosa hanno capito a Maranello, a livello di Scuderia, dopo i test di Barcellona.

Si aspettavano qualcosa di più e di meglio dalla SF71H.

Se lo aspettava Mattia Binotto, il direttore tecnico. Se lo aspettava Maurizio Arrivabene, il capo della banda. Se lo aspettava Seb Vettel. Se lo aspettava Kimi Raikkonen.

Sul passo gara, la macchina per ora non è al livello della Mercedes.

Se la gioca invece con Red Bull.

Dopo di che, arriviamo al governo della non sfiducia.

Primo, erano test. Test in condizioni particolari per un po’ causa meteo.

Secondo, switchando dal passo corto al passo lungo la Ferrari ha scommesso tantissimo sugli sviluppi in corso d’opera. Si veda, in merito, l’evoluzione Mercedes di dodici mesi fa.

Terzo, sarebbe assurdo considerare chiusa la partita. Di sicuro le sensazioni non sono state quelle del 2017 e anche questo va detto e infatti è stato detto da osservatori che non hanno pregiudizi.

Quarto, la faccenda delle gomme non è chiarissima, forse per nessuno.

Quinto, Melbourne sarà il capitolo inaugurale, su un tracciato particolare.

Ecco, quanto raccontato sopra è il feeling a Maranello.

Può piacere o non piacere, ma come ho già scritto i fatti sono testardi.

Infine, la mia opinione.

La non sfiducia è indispensabile.

Significa che è dura, magari non impossibile, ma è dura.

Rifiuto i processi anticipati (e a chi, poi?) e concedo ben più di una apertura di credito a chi nel 2017 ha vinto 5 Gp e lottato per il titolo fin quasi alla fine.

Buona fortuna ai miei amici del reparto corse.

Ne hanno bisogno.