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Montezemolo ha qualcosa da dire a Vettel e Leclerc (e a Binotto)Leo Turrini - 18 novembre 2019

Sull’imbarazzante episodio che in quel di Interlagos ha coinvolto le Ferrari di Leclerc e di Vettel, ho avuto il piacere di conversare con il mio amico Luca Cordero di Montezemolo.
Pubblico sotto l’intervista, così come apparirà su Resto del Carlino, Nazione e Giorno.
Ai malpancisti che non sopportano la figura di Montezemolo medesimo, mi limito a ricordare che il personaggio ha contribuito in modo fondamentale alla storia felicemente inaugurata dal Drake.
Su questo, almeno, gradirei mi fosse risparmiata la consueta caterva di scempiaggini.
Ps. Grazie a Luisa, come sempre.

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“Io non fatico ad immaginare lo sgomento di milioni di ferraristi domenica davanti alla tv. È anche il mio sgomento…”
Luca Cordero di Montezemolo ha lasciato la presidenza della Ferrari nell’autunno del 2014. Da allora, il Cavallino non ha più vinto un mondiale, contro i 14, tra piloti e costruttori, della gestione dell’avvocato.
“E non si dimentichi che nel 1997, nel 1998, nel 1999, nel 2006, nel 2008, nel 2010 e nel 2012 fummo battuti solo all’ultima gara -sospira il diretto interessato- Ma non si vive di nostalgia e immagino lei voglia parlare d’altro…”
Di Vettel e di Leclerc e del disastro brasiliano, infatti.
“Posso proclamare il silenzio stampa?”
No.
“Lo temevo. Allora le dirò come mi sono comportato io quando, in Ferrari, sono emerse difficoltà di rapporto tra i piloti”.
Sono tutto orecchi.
“Anzi tutto chi guida la Rossa deve essere consapevole che si tratta di un grande onore. E le assicuro che non è una frase fatta”.
Magari Sebastiano e Carletto questa consapevolezza non ce l’hanno.
“Ce l’hanno, ce l’hanno. E in ogni caso ricordare loro dove sono e cosa rappresentano è doveroso”.
Tradotto?
“L’interesse della Scuderia viene sempre al primo posto! Io ai miei piloti dicevo: sfidatevi pure in pista, ma non permettetevi di danneggiare l’azienda, questo mai”.
E la ascoltavano?
“Quando ero il giovanissimo diesse del Drake, il povero Regazzoni veniva a lamentarsi di Lauda. E più tardi Irvine e Barrichello contestavano la supremazia di Schumi. Ma la mia risposta era sempre la stessa”.
Sentiamo.
“Gli dicevo: non ti va bene correre tutelando l’interesse della Ferrari? Benissimo, vai a farti una squadra tua e buona fortuna”.
Funzionava?
“Sempre”.
Farebbe lo stesso discorso a Vettel e Leclerc?
“Certamente”.
Ma chi ha ragione, tra il Vecchio e il Giovane?
“Da fuori non mi permetto di giudicare. Di sicuro potrei arrivare a capire ma non a giustificare un episodio come quello di domenica se in ballo ci fosse la vittoria. Ma per un piazzamento, via…”
Mattia Binotto sarà in grado di governare il caos?
“Binotto in Ferrari l’ho assunto io. Ho fiducia nel suo lavoro. Gli sarebbe magari di aiuto una figura com’era il grande Lauda per Toto Wolff in Mercedes, ma questo è un altro discorso”.
Avvocato, ultima cosa: quando Max Verstappen ha pubblicamente accusato la Ferrari di barare, i vertici di Maranello non hanno aperto bocca. Lei al loro posto, al posto di Elkann e di Camilleri, come si sarebbe comportato?
“Amico mio, lei è furbo ma io mi avvalgo della facoltà di non rispondere…”