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Montezemolo e l’esigenza di un nuovo Dream TeamLeo Turrini - 10 agosto 2020
  1. So bene di essere un fottuto nostalgico.
    Accetto il rimprovero e mi trastullo con la memoria.
    Unicuique suum.
    Ospito qui sotto la conversazione con Luca Cordero di Montezemolo, così come apparsa su Resto del Carlino, Nazione e Giorno.
    Notoriamente io e l’avvocato siamo amici. Abbiamo in comune memorie stupende.
    E come dicono in Argentina, nessuno potrà toglierci quello che abbiamo ballato.

“Cosa vuole che le dica, io soffro come l’ultimo dei tifosi. La Ferrari rimane la mia famiglia, lo sarà per sempre…”
Luca Cordero di Montezemolo sa di appartenere alla storia migliore del Cavallino. Il rimpianto per una era, la sua!, che si fa sempre più remota, beh, non lo appassiona più di tanto.
“Preferisco pensare al futuro -sospira l’ex presidente- Anzi, se permette farei autocritica…”
Su cosa?
“Ero presidente della Ferrari quando venne deciso il passaggio all’ibrido. Accettai perché la svolta green nell’industria era una necessità anche per le corse. Ma sottovalutai il ritardo italiano, anche nostro, anche della Ferrari, sul fronte di una tecnologia, appunto l’ibrido, che non rientrava nel nostro bagaglio culturale, non era parte della nostra cultura motoristica”.
E infatti vince sempre la Mercedes, dal 2014.
“Complimenti a chi si dimostra più forte. Proprio per questo dico che bisogna guardare avanti”.
A Maranello si danno come scadenza il 2022.
“Non mi piace fissare date. Non ha senso e nemmeno è giusto nei confronti di noi tifosi, che abbiamo il diritto di sperare in una inversione di tendenza in tempi più rapidi”.
Giusto avvocato, ma la situazione è pesante e il ritardo e’ grave.
“Per questo la Ferrari deve fare le scelte rese indispensabili da questa crisi così profonda. Avendo la garanzia del pilota: Leclerc ha già dimostrato di essere un top driver”.
Lei che cosa pensa di Binotto?
“Mattia è uno dei miei ragazzi. Ripeto spesso che ha bisogno di essere supportato, non può essere lasciato solo. Posso cedere un attimo alla nostalgia?”
Prego.
“Vede, io so benissimo che la Formula Uno è cambiata tantissimo, non è più quella di venti o dieci anni fa. Ma in una cosa è rimasta uguale: quando una scuderia e’ in difficoltà, deve proteggere i suoi uomini, certo, ma aggiungendo da fuori le competenze che servono”.
Insomma, ci vuole una campagna acquisti.
“La Ferrari di Schumi non era solo Schumi. Avevamo un gruppo di numeri uno, nelle varie aree. Da Jean Todt a Ross Brawn, da Stefano Domenicali a Paolo Martinelli a Rory Byrne. E nonostante la loro bravura abbiamo sofferto per anni, prima di riuscire a festeggiare. Il 2022 è già dietro l’angolo…”