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Meno male che c’è Mick SchumacherLeo Turrini - 4 agosto 2019

Lo dico subito, così mi tolgo il pensiero.
Meno male che c’è Schumacher. Una volta questa frase era un classico, perché il Campionissimo si faceva carico delle debolezze della Rossa e trasformava i difetti della macchina in virtù.
Meno male che c’è Schumacher, ancora. Nel senso che in una domenica tristissima per la Ferrari, con Vettel e Leclerc relegati nell’anonimato, beh, se non altro il figlio di Michael ha celebrato la vittoria numero uno in Formula 2.
Ne dico subito un’altra, sorvolando sulla commozione che ho provato vedendo Mamma Corinna sotto il palco.
Sarei quasi tentato di utilizzare l’impresa di Schumi junior alla stregua di un’arma di distrazione di massa: perché fortissima è la voglia di parlare d’altro. Ma non posso.
La Ferrari di Budapest suscita in me un imbarazzo non eliminabile. Alla vigilia, Mattia Binotto aveva detto di vedere progressi. E invece le caratteristiche del circuito, con curve strette e lente, hanno esasperato i limiti della SF90.
Io voglio bene a Bin8. So che è in buona fede. Ma se vede cose che non ci sono, un ferrarista ha il dovere di preoccuparsi.
Quando scrivo che la SF90 è una vettura sbagliata, a questo mi riferisco: non è buona un’auto che solo su talune piste riesce ad essere competitiva. Una monoposto sana è veloce ovunque e comunque. Poi puoi perdere perché gli altri sono più bravi, ma tu ci sei, te la giochi.
Invece in Ungheria distacco ciclistico. Dipenderà dalle gomme, dalle temperature, dall’eccessivo consumo di benzina, come diceva Belushi sarà colpa della invasione delle cavallette o delle rane piovute dal cielo: di sicuro non è la Ferrari che abbiamo sognato per un intero inverno, l’ennesimo.
Vettel e Leclerc erano come due turisti all’Hungaroring. Lontanissimi dalla Mercedes di Hamilton e dalla Red Bull di Verstappen.
Sarò schietto fino in fondo. Con la SF90, la vettura del nostro scontento, non è che non riuscirebbe a vincere il tenero Mick Schumacher.
Non vincerebbe nemmeno suo padre. E si tratta di una sentenza inappellabile, temo.