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Leclerc, Vettel e SchumiLeo Turrini - 11 settembre 2019

In questi giorni, per i noti motivi di salute, tanto si sta parlando di Michael Schumacher.

Io non spero più, eppure spero sempre (cit.).

Di Schumi e del suo glorioso passato molto si è   ricordato anche per ragioni meno drammatiche, legate agli eventi di Monza.

Sulle suggestioni evocate dalle vicende di Leclerc e Vettel, considerate pure alla luce della memoria, ospito un contributo del co fondatore di questo ameno luogo, il prode Otelma, storico super fan del sette volte campione del mondo.

OTELMA SCRIPSIT.
Ebbene, care cloggare e cari cloggari, il Nostro Predestinato ha adempiuto al suo destino. Non pago della dimostrazione di forza in quel delle Ardenne, da sempre considerata l’ Università della F1, ha dato grande spettacolo anche in quello che è da sempre Il Tempio della Velocità, Monza.

Non mi dispiace confidare che durante l’estenuante  duello tra Leclerc e Hamilton mi sembrava di essere tornato al 2003, alla domenica di Monza che vide Schumi fare la guerra con Montoya.

Nell’impresa del 2019, ho ammirato un Carletto in forma strepitosa, sicuramente galvanizzato dalla vittoria della settimana scorsa in Belgio. E nell’esprimere un giudizio non fazioso bisogna a mio avviso tenere conto di un particolare non da poco, ossia COME sono maturate entrambe le due domeniche di gloria.

Non è stato dominio assoluto, dalla serie parto, do 20 secondi al secondo e ci vediamo sul podio col bottiglione in mano. No no: qui è stata una sofferenza lunga 2 GP, fatta di strategia, di undercut, overcut, gomme bianche, gialle, rosse, rettilinei amici e curve vigliacche, velocità di punta altissima ma efficienza in curva discutibile, che si traducevano in un altalena di distacchi che si accorciavano e si allungavano, nel corso di ogni singolo giro, sempre restando lì a far ballare i decimi di secondo in un distacco totale che spesso permetteva l’uso del DRS agli squali argentati che tallonavano il povero pesciolino rosso. Roba forte, per un ragazzo di 21 anni che al suo secondo anno di F1 si trova per le mani il sogno di tutti gli appassionati del motore. Eppure, a parte un paio di piccolissime sbavature, il Nostro non ha commesso errori, ha retto la pressione alla perfezione e ha portato a casa un 1 – 2 che fa davvero tanto morale, in una stagione tutta da discutere. Leclerc è stato fantastico e non mi meraviglia l’enorme botta di popolarità che lo sta accompagnando ora. Come si fa a non capirlo?

Detto ciò, non ho paura di mettere però un dito sulla piaga. Prima della domenica c’era stato il sabato è quello  che Leclerc ha fatto sabato a me non è piaciuto. Beh, non solo a me, visto il team radio che gli ha fatto Binotto appena tagliato il traguardo….

Sia chiaro e mi scuso per il linguaggio che sto per usare. Io sono consapevole che certi atteggiamenti, certa “figliodiputtaneria” siano nel DNA dei campioni di razza, quasi come un marchio di fabbrica.

Ho adorato Schumi, me ne frego dei record che gli toglierà Hamilton, lui resterà per sempre il più grande, ma sapevo che Michael in pista non era un angelo e di furbate ne ha fatte anche lui. Ciò non toglie che in qualifica Leclerc potesse e dovesse comportarsi diversamente.

Forse la Pole l’avrebbe fatta lo stesso, anche da capofila a tirare la scia a Vettel, forse sarebbe magari partito secondo e poi però avrebbe vinto lo stesso, soprattutto se il suo team mate continua a fare sciocchezze.

Cosi arrivò a Seb. A me Vettel piace, l’ho già scritto qui più e più volte, e trovo disgustoso il modo in cui è trattato da detrattori in mala fede sempre pronti a puntare il dito su ogni singolo errore e a far passare come ordinaria amministrazione ogni sua impresa. Se oggi siamo qui a celebrare la grandezza di Carlo I°, bisognerebbe anche avere l’onestà di ricordare come Vettel aveva già fatto la medesima impresa in Canada, nelle stesse condizioni, facendo il medesimo errore, con l’unica differenza di essere stato ingiustamente penalizzato dalla direzione gara. Eppure, anche lì è stato posto l’accento solo sull’errore e non sulla gara magistrale che era stata condotta e soprattutto VINTA sul campo.

Purtroppo va di moda il tiro al piccione e il piccione è il tedesco. Questo sarebbe bello che Leclerc capisse: va bene il cinismo, ce l’aveva anche Schumi, ma quando hai un compagno leale (e Vettel lo è, io credo) è nel tuo stesso interesse non contribuire alla caccia alla strega.