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Leclerc è pronto, la Ferrari invece noLeo Turrini - 31 marzo 2019

Quando me la vedo brutta, io mi appello sempre a Enzo Ferrari. Diceva la buonanima: quando la macchina si guasta, significa semplicemente che non è pronta.

Oggi mi appellerò anche ad un grande ingegnere del passato: il mio amico Mogol (chi becca tutte le citazioni sparse viene a cena a me alla prima vittoria di Carletto, ok?)
Mettiamola così: Leclerc in compenso è prontissimo. Purtroppo il ragazzo d’oro non ha raccolto quanto il suo talento eccezionale meritava. E questa è l’unica cosa da salvare sul fronte Rosso, perché avere la prestazione in assenza di affidabilità è come ordinare aragosta al ristorante non avendo i soldi per pagare e il cameriere ti becca e ti porta via il piatto da sotto il naso.
Che peccato! L’eccitazione è il sintomo d’amore al quale non sappiamo rinunciare. Le conseguenze spesso fan soffrire, a turno io e i miei quattro lettori ferraristi ci dobbiamo consolare. Stavolta, con l’ammirazione per Carletto, cui persino Hamilton ha riconosciuto l’etichetta di vincitore morale del Gran Premio nel deserto.
Vabbè, adesso non son tranquillo, come un’anatra sul lago. Adesso non sono pago. Non posso esserlo, ci mancherebbe. Tocca a Mattia Binotto trovare le risposte, ci sono delusioni dalle quali si impara, è sempre una lezione (amarissima) veder sfuggire una vittoria che sentivi già acquisita.
Su Vettel sarò franco. Escludo abbia disimparato a guidare. Al via era stato bravissimo. Dopo meno, molto meno. Lo spasmo del duello con il Re Nero ha generato un errore, ammesso dal diretto interessato. I campioni nelle difficoltà mostrano di essere tali: tocca a Seb uscire dalla buca.
Eppure, voglio finire con un filo di ottimismo. È una vela la mia mente, prua verso l’altra gente, vento magica corrente: con un Leclerc così e con un Vettel spero ritrovato, con una macchina finalmente buona dal via all’arrivo, sarà normale ricominciare a sognare.
Ma per ora si piglia su e si porta a casa. Doppietta Mercedes, un’altra.
Che rabbia.