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Le mie risposte al test FerrariLeo Turrini - 24 novembre 2019

Non mi voglio sottrarre.
Rispondo anche io ai quesiti del test del vero ferrarista nell’anno di grazia 2019.
Per cominciare, giudico sufficiente il rendimento Rosso. Chi mi conosce e mi segue sa che io non avevo abboccato alla insana euforia da test precampionato. L’esperienza a qualcosa serve, le relazioni con gente competente anche, ci sono ancora mondi in cui uno non vale uno. E del resto chi ha memoria rammenterà che l’ultimo giorno di Barcellona proprio Binotto aveva detto: non è vero che siamo davanti alla Mercedes!
Nell’arco della stagione, qualcosa di buono si è visto. Le quattro (4, esatto) vittorie potevano essere almeno il doppio, senza esagerare. Ci sono stati guai di affidabilità (superabili), errori al muretto (risolvibili?) e talune scempiaggini dei piloti (velo pietoso). Ma per una volta mi tocca dar ragione a John Elkann: se fai 9 pole (tantissime!) poi non puoi raccogliere gli avanzi. Scrivo avanzi perché a luglio i titoli iridati di fatto erano già assegnati. E questo non va bene, proprio no.
Piloti, adesso. Vettel è stato spesso massacrato dal fuoco amico. Al minimo errore, giù palate di melma. Nei suoi confronti il doppiopesismo è la regola. Avrà notato qualcuno che nell’ultima fase della annata in qualifica è stato non di rado davanti a Carletto?…
Peraltro, io penso che Leclerc per Seb sia un bel problema, sebbene la differenza di rendimento tra i due non sia L’abisso di cui si farnetica. Per questo nel valutare il rendimento del tedesco mi limito alla sufficienza. Umanamente parteggio per lui, ma come già mi è capitato di sostenere Vettel deve aiutarsi da solo. Sei in pagella e stop.
Su Leclerc dirò che ci aveva abituato troppo bene e dunque il post Singapore, oggettivamente non irresistibile, ha ridato fiato agli scettici blu.
Errore. Carletto, al primo anno in un top team, è stato il pole man del 2019, con sette partenze al palo. E le domeniche di Spa e Monza (soprattutto Monza!) sono state memorabili. Ha avuto alcune sbavature (tipo Baku) ma sono cose che ci stanno.
Ci sta meno una correggibile propensione alla lamentela intra moenia. Non so se siano i consigli di Nicolas Todt, in compenso io alle menate sulla guerra psicologica che poi demolisce il compagno di squadra non ci ho mai creduto. Prost aveva Senna in McLaren e resse a qualunque provocazione, restituendole pure (e infatti da colleghi di scuderia vinsero un titolo a testa).
Prima Carletto lo capisce e meglio è per lui e per tutti. In assoluto, voto 8: ha portato, con i fatti!, una popolarità nuova e bellissima alla Ferrari e alla intera Formula Uno.
Mica poco.
(Continua)