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La scelta astuta di RicciardoLeo Turrini - 3 agosto 2018

Daniel Ricciardo è un ragazzo sveglio.
Nonché un eccellente pilota.
Dice addio ai Bibitari e sposa la Renault.
Non ci credeva più nessuno.
E di sicuro non si accomoda nell’abitacolo di una vettura a oggi particolarmente competitiva.
È impazzito?
Proprio no.
Mi spiego.
Per prima cosa, l’australiano si toglie dalla spalla la scimmia olandese. Non sto dicendo, a scanso di equivoci, che Verstappen ha l’intelligenza di un macaco. Voglio sostenere che è durissima stare in un team dichiaratamente schierato con il tuo compagno. Persino a dispetto dei risultati, visto che Daniel ha vinto più di Max, quest’anno. E gli sta davanti in classifica, se non rammento male.
Seconda cosa. Honda sulla Toro Rosso ha fatto progressi e considerata la storia antica in McLaren dei giapponesi nemmeno mi stupisco. Ma la combinazione Red Bull Honda che prospettive avrà, da subito? Andandosene Ricciardo si toglie un pensiero. In Renault, con Hulk accanto, potrà prendersi qualche soddisfazione senza coltivare dubbi e sospetti (ma qui ci va messo un ma grande come una casa, perché non è che quanto a power unit Renault sia questo modello di affidabilità, eh).
E però, Ricciardo è furbo per un’altra ragione. In Red Bull volevano vincolarlo a lungo termine. In Renault non hanno questa esigenza.
Fra dodici mesi o giù di lì, in Mercedes scade Bottas. In Ferrari scadrà qualcun altro.
Capito mi hai?