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La malinconia di Binotto, la tristezza della FiaLeo Turrini - 28 febbraio 2020

No, non è una sorpresa.
L’esternazione di Binotto alla fine dei test di Barcellona (riassumo alla buona: non siamo abbastanza veloci, non siamo dove vorremmo essere, non possiamo far credere di presentarci a Melbourne con ambizioni di vittoria) combacia con quanto ci siamo raccontati durante l’inverno.
Purtroppo.
Naturalmente e lo dico con convinzione, una stagione tanto lunga non si esaurisce con la fase iniziale.
Al tempo stesso, le differenze che si sono colte in Catalogna, sia pure nel giochino del ballo in maschera, non sono marginali.
Intendiamoci.
A me garba, l’ho già spiegato, la franchezza di Binotto. La verità fa male ma è salutare.
Al tempo stesso, non sarebbe da Ferrari alzare le braccia ai primi di marzo.
Qualunque ipotesi di spostamento di risorse ed attenzioni sul 2021 mi fa drizzare i capelli e i peli nel naso.
Ma non penso sia questa l’intenzione di Mattia.
Per ora, in sede di pronostico anche scaramantico, le prime due fila dell’Australia spettano di diritto alla Mercedes e alla Red Bull (i dubbi sulla affidabilità immagino saranno risolti, almeno dai campioni del mondo in carica).
Infine, un cenno di striscio al comunicato della Fia sui chiarimenti raggiunti tra federazione e Ferrari a proposito di power unit.
Trovo imbarazzante che si dia pubblicità ad una intesa, affrettandosi a precisare che i termini resteranno riservati.
Questi qui non impareranno mai, temo.

Binotto mette malinconia.

La Fia fa tristezza.