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La gimkana Ferrari sul caso VettelLeo Turrini - 13 giugno 2019

Aggiornamento sulla gimkana Ferrari.
Tra i birilli dei regolamenti Fia.
Non ci sarà un ricorso contro la sanzione dei cinque secondi inflitta a Seb domenica a Montreal.
Non ci sarà perché, tecnicamente, la sanzione non è appellabile.
Dopo di che, quello che la Ferrari può fare e sta pensando di fare e ha tempo ancora una settimana per procedere, dopo di che, dicevo, la Ferrari intende chiedere una revisione del giudizio.
So bene che si tratta di bizantinismi ma non è colpa mia. Io ho una vecchia laurea in giurisprudenza e la userò qui e ora per spiegarmi meglio.
La revisione del giudizio può essere chiesta producendo nuove prove. Evidenze non a disposizione dei commissari al momento del giudizio.
La Ferrari ritiene di averle, queste prove. Binotto l’ha detto anche oggi in una intervista a Rai Sport.
Sinceramente io penso che, in sede di eventuale revisione, la Mercedes semplicemente obietterà: eh, ma se anche Vettel fosse innocente, è ovvio che nel finale di gara Hamilton non ha attaccato perché sapeva della penalizzazione e indietro non si può tornare. Quindi l’affare diventa politico e servirebbe una dose industriale di buon senso.
Fine del tormentone giuridico (la mia opinione sulla sostanza dell’episodio l’ho abbondantemente sviluppata, credo con grande franchezza).
Altra cosa.
La gestione mediatica del dopo Montreal da parte della Ferrari.
A me sarebbe piaciuto un altro vigore. Ci si può anche trovare ad essere vittime di un torto non sanabile, per cavilli, codicilli e bim bum bam: motivo in più per esternare alto e forte il senso di una ingiustizia.
La Ferrari di Montezemolo (e anche di qualcun altro) faceva così, vedi Malesia 1999.
Vettel ha fatto così domenica a Montreal.
Non ho altro da aggiungere.