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Il Suv Lamborghini e la cara vecchia FerrariLeo Turrini - 4 dicembre 2017
  1. Per divertirmi un po’, sono calato su Sant’Agata Bolognese per assistere al battesimo di Urus, il Suv della Lamborghini. L’aveva promesso a Stefano Domenicali. Solo che.
    Solo che non immaginavo di ritrovarmi in mezzo ad una affettuosa rimpatriata della Ferrari degli anni d’oro.
    Il Dom era lì come padrone di casa.
    Ma c’era anche Ross Brawn, col quale ho chiacchierato sul garage che un tempo abusivamente mi occupava per le mie scartoffie.
    C’era il perfido Cola, alias Luca Colajanni, oggi pierre di Liberty Media, cioè sempre il Mangiabanane Brawn e’ il suo capo.
    C’era Mario Mairano, capo risorse umane quando la Rossa vinceva: i contratti con gli ingegneri li firmava lui.
    C’era Antonio Ghini, che dirigeva la comunicazione aziendale del Cavallino.
    Ad un certo punto ero sicuro si sarebbe materializzato persino LCDM! Mancava solo lui, con Todt bloccato a Parigi e il caro Schumi dolorosamente ai box per quel pit stop infinito.
    Ah, che scherzi fa il cuore!
    Di Urus dirò semplicemente che a me piace, ma non sono competente in materia (ad un certo punto si è scassato qualcosa sul set della presentazione: il Dom ci ha messo una pezza, secondo me è stato un fulmine scagliato da Detroit via Torino, ehm ehm).
    Ma se Marchionne, fulmini a parte, si è messo a parlare, a torto o ragione non so, di un Suv Ferrari, uhm, significa che di Urus forse si preoccupa.
    A me invece preoccupano le idee di Ross Brawn sul futuro della Formula Uno post 2021 ma mi ha spiegato il perfido Cola che c’è tempo per trovare una soluzione.
    Il tempo: quello che ho intravisto fuggire, a Sant’Agata, tra i soprusi sghembi di Alex Zanardi e Alberto Tomba.
    C’era una volta la cara vecchia Ferrari…