“Sono sicuro che a tutti voi, proprio come a chi mi ha preceduto nel ruolo di presidente della Ferrari, non interessa arrivare secondi nel mondiale di Formula Uno”.
Con queste parole John Elkann è arrivato dritto al cuore degli uomini e delle donne che lavorano al reparto corse di Maranello.
Non poteva essere un lunedì come gli altri.
Non lo è stato.
E non per le conseguenze sportive, figlie di una delusione in pista non semplice da rimuovere (ma, lo scrivo tra parentesi io trovo deliranti certe accuse a Vettel, che pure ha sbagliato di brutto: ma talune puttanate firmate Schumi e Senna, Schumi e Senna!!!, le ricordo solo io? È come si fa a non accorgersi che domenica, vedi strategia, sin dal primo giro Kimi era volontariamente al servizio di Seb? Le corse non basta guardarle, bisognerebbe anche tentare di capirle, accidenti e chiusa parentesi).
No.
Il destino ha imposto alla Ferrari di voltare pagina. E in fabbrica, dopo un week end così intenso, l’emozione era palpabile.
Con John Elkann, anche l’amministratore delegato Camilleri, che avrà i pieni poteri nella gestione operativa, ha debuttato oggi a Maranello. Camilleri sta cercando casa nei paraggi della fabbrica.
Ho parlato con Piero Ferrari, l’anello permanente di congiunzione tra la Leggenda e il Futuro.
Forse perderemo ancora, chi può escluderlo?
Ma non ci interessa arrivare secondi nel mondiale.
“Lo esige la disciplina” (Robert De Niro, “Heat”, dialogo al bar con Al Pacino).
Il primo messaggio di John Elkann ai ferraristi