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Il mio amico Furbatto e il motore MercedesLeo Turrini - 3 ottobre 2015

Ci sono i massimi sistemi, d’accordo.

La Mercedes che dichiara ufficialmente perdite pesanti nel bilancio F1.

Sergione Conceicao Marchionne che si appresta a far correre la Ferrari a Wall Street.

Il medesimo Sergione che deve decidere il da farsi con i sempre educatissimi Bibitari, a proposito della power unit per il 2016.

Ma esiste anche un’altra Formula Uno.

Più piccola.

Se volete, più umana.

Spesso io non me ne accorgo, perchè si sa che l’attenzione cade fatalmente sulle storie grosse.

Eppure.

Eppure, sono contento per il mio amico Luca Furbatto.

Uno di quegli ingegneri che vengono dalla scuola italiana che insegna ad amare l’automobile da competizione, a prescindere dalle risorse, dalle ambizioni, dai risultati da podio.

Luca conosce il mondo, l’ha girato, è stato pure in un ambienti top, come la McLaren (di una volta, mica quella di oggi).

Adesso sta alla Manor.

E mi è capitato di chiedergli: ma perchè un tecnico preparato competente e bla bla bla si butta in una avventura del genere, con una squadra che porta in pista una chicane mobile, se vogliamo proprio dirla tutta?

Mi hanno affascinato le sue risposte.

Cioè tu lavori per un obiettivo, per un progresso, per un miglioramento. Magari pochi se ne accorgeranno, ma se la Manor recuperasse tre decimi sulla concorrenza, ovvio, sempre ultima sarebbe e però tu ti sentiresti ripagato, riconosciuto nei tuoi sforzi. Il resto del mondo non se ne accorge? Ma tu ti confronti con te stesso, con la tua cultura dell’impegno, con il tuo amore per la macchina che corre, qualunque macchina.

Adesso a Furbatto daranno il motore Mercedes.

Sono sicuro che si divertirà, così come a metà primavera si era divertito a dirmi: vedrai che la Ferrari vince in Ungheria e a Singapore.

Mi ha detto anche che Vettel può vincerne ancora due, da qui a Natale.

Ah, questi ingegneri con il dono della profezia!

I wanna know what love is.

Buon week end.