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Il giro di Kimi, i segreti di CostaLeo Turrini - 25 ottobre 2020

Quando era giovane, il mio papà lavorava su al Nord. Gli capitava di andare al Filadelfia a veder giocare il Grande Torino. E spesso mi diceva: un gol di Valentino Mazzola valeva da solo il prezzo del biglietto.
Il primo giro di Kimi a Portimao, idem.
La Ferrari di Leclerc è stata, per una volta!, decente.
Sulla novantaduesima vittoria di Ham e sul valore del suo record, mi fa piacere proporre una conversazione con un caro amico.
Aldo Costa.
Lui è l’unico ingegnere italiano ad aver lavorato sia con Lewis92 che con Schumi91.

“Sono entrambi due Campionissimi. Distinti e distanti nei modi, ma uguali in una cosa: l’ossessiva ricerca della perfezione”.
Aldo Costa, emiliano di Parma, oggi direttore tecnico della Dallara, è l’unico ingegnere italiano ad avere lavorato sia con Michael Schumacher che con Lewis Hamilton.
“Schumi l’ho conosciuto in Ferrari -racconta Costa- Furono, tu lo sai, anni bellissimi, anche sul piano umano. Non a caso fu proprio Michael, insieme a Ross Brawn, a chiedermi di seguirlo poi in Mercedes, nel 2012”.
E in Mercedes lui lasciò il posto a Hamilton. Una staffetta tra Fenomeni.
“Esatto, anche se allora era difficile immaginare l’egemonia di Lewis nell’era ibrida”.
Ma è successo.
“E infatti bisogna rendere omaggio al pilota. Hamilton ha un talento naturale pazzesco. Già nel 2007, quando debuttò con la McLaren, si vedeva che possedeva un istinto incredibile per la velocità “.
Come Schumi.
“Stessa cosa. Vedi, le differenze tra i due vanno ricondotte alla loro appartenenza a due tipi di Formula Uno”.
In che senso?
“Michael è stato il re di un automobilismo che si basava sulla sperimentazione in pista. Lui era, per capirci, un pilota empirico. Parlava tanto con noi ingegneri ed era ansioso di collaudare sull’asfalto ciò che veniva progettato. Schumacher collezionava migliaia di chilometri sulla strada. Era un perfezionista attraverso la pratica…”
Invece Hamilton…
“La F1 di Lewis, per ragioni che qui non staremo a discutere, è senza collaudi. I drivers di oggi guidano la macchina soltanto nei week end da Gran Premio. È un altro mondo”.
Migliore o peggiore?
“Differente. Quindi Lewis è l’imperatore di un automobilismo che richiede un approccio molto teorico, ore e ore di lavoro al simulatore e la risposta te la darà solo la gara. Lui in questo è fenomenale, maniacale, come maniacale era Michael nel sottoporsi allo stress dei test infiniti”.
Umanamente con chi ti sei trovato meglio?
“Sono stato bene con l’uno e con l’altro. Ci capivamo al volo, eravamo uniti dalla passione per la tecnologia. Hamilton era capace di telefonarmi la domenica a casa per discutere di un dettaglio della vettura! E Michael ti cercava per chiederti: quando lo proviamo in pista, quel tal particolare?”
Costa, per quanto tempo ancora Lewis continuerà a dominare?
“Lui ama correre. Ha tanti interessi extra, ma dubito abbia voglia di smettere”.
A proposito di smettere, quando la Ferrari interromperà la serie di sconfitte?
“Ah, io sono un ex, la storia la conosci, ero il dt a Maranello, è finita come è finita,sono andato in Mercedes e oggi sto felicemente in Dallara. Della Rossa non parlo nemmeno sotto tortura…”