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I cambi di Binotto, Mansell e l’Ungheria oggiLeo Turrini - 31 luglio 2019

In questi giorni Mattia Binotto ha risistemato alcune pedine sullo scacchiere interno del Reparto Corse. Non è questione di nomi, che peraltro al grande pubblico non dicono niente. Ma sono soluzioni che hanno una loro logica e rispondono alle criticità del presente.
Intanto, c’è il Gran Premio di Ungheria, nel trentesimo anniversario di una delle più belle vittorie nella storia Ferrari.
Nigel Mansell nel 1989 mi fece diventare matto. Partiva dalle retrovie, su un circuito da sorpassi proibiti.
Invece vinse e la mossa con la quale si sbarazzò di Senna (Senna!) spinse un giorno Ayrton a confidarmi: c’è solo un pilota che non amo vedere nel mio specchietto retrovisore ed è Nigel, perché non so mai che cosa potrebbe inventarsi.
Un complimento bellissimo.
Tornando alla attualità, la trasferta di Budapest è importante, per la Ferrari, al di là dei numeri.
Mai, in questa stagione, la SF90 ha fatto una figura competitiva per due gare di seguito.
Vero che in Germania molto è dipeso da circostanze esterne ed estreme, ma in Ungheria potremo capire se questa macchina dispone di margini per un fine stagione meno malinconica.