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I 50 anni della 312 BLeo Turrini - 24 gennaio 2020

Cinquanta anni fa, nel 1970, chi c’era come si innamorò in fretta della 312 B. Forse una delle più belle Ferrari da Gran Premio all time. Quando Regazzoni si impose a Monza, giurai a me stesso che non avrei dimenticato il momento. E infatti.
Mi fa piacere celebrare l’anniversario della 312 B, con le sue ardimentose anticipazioni di futuro figlie del genio di Mauro Forghieri, ora che tutti siamo in fremente attesa della nuova monoposto (a proposito e tra parentesi: io NON ho scritto che la Rossa 2020 sarà un cesso. Ho banalmente segnalato che i tecnici di Maranello non erano ancora soddisfatti dei dati raccolti in fabbrica, precisando che non mancava e non manca il tempo per sistemare le cose. Tutto lì, non mi interessa far passare un moscerino per un elefante. Chiudo parentesi).
Ma dicevo della 312 B. Le sue nozze d’oro mi incoraggiano ad indicare altre Ferrari da GP che ho molto amato, al di là dei risultati.
Per dire, era bellissima la macchina del 1989, quella di Mansell e Berger. L’auto che tolse le mani dei piloti dalla leva del cambio. Non vinse granché (tre gare) ma era una emozione permanente ed essere giovane seguendola aveva, come dire, il profumo effimero della grande avventura.
Poi citerei la 312 T di Lauda e Regazzoni. Ero proprio un adolescente, correva l’anno 1975 e quel tricolore sui lati della presa d’aria sopra la testa del driver, insomma, ti restituiva l’orgoglio della italianità migliore nel cuore di un periodo plumbeo, con bombe nelle banche, sui treni, nelle piazze. Naturalmente parlavano tutti del cambio trasversale ma io ingenuamente coglievo il valore simbolico. Sono sempre un romantico da strapazzo.
Della F2004 posso candidamente dichiarare che fu un privilegio raccontarne la leggenda da vicino, Gran Premio per Gran Premio. L’usura si era già impadronita di parte delle mie fantasie, ma è pur vero che i desideri non invecchiano quasi mai con l’età e Schumi nell’abitacolo di quella vettura perfetta mi aiutava ad immaginare che l’ansia di migliorarci è la chiave, non invecchieremo dentro fin quando avremo in noi stessi la speranza di poter continuare a sognare.
Oh, è strano e direi persino patetico che io mi spinga a scrivere certe cose recuperando brandelli di memoria dedicati a macchine da corsa. Ma avevo voglia di farlo e non me ne pentirò.
Ho anche tanta voglia di mandare un fortissimo incoraggiamento al cloggaro 079max.
E non aver paura di avere paura.