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Ferrari, salviamo il salvabileLeo Turrini - 13 luglio 2020

Ho avuto il piacere di incontrare, in diretta Sky, Edoardo Bennato, il burattino senza fili, un idolo musicale della mia giovinezza. Gli ho detto che, senza saperlo!, tanti, troppi anni fa scrisse l’inno della Ferrari 2020.
“Salviamo il salvabile “.
E lui l’ha intonata, chitarra e armonica. Un grande.
Sotto l’analisi della crisi Rossa che ho preparato per i miei giornali, Carlino-Nazione-Giorno.
Sono tutte cose che in questa sede ho riferito in tempo reale. Le ripropongo, dalla versione cartacea.
Grazie a tutti. Anche, ovviamente, a chi non la pensa come me.

Tutto quello che avreste voluto sapere sul disastro Ferrari e non avete mai osato chiedere. È una storia che viene da lontano. E che non finirà troppo presto.
NEL 2014… Sergio Marchionne, uomo forte di Fca, liquida Montezemolo con questa motivazione: non si vince da troppo tempo, l’ultimo titolo costruttori risale al 2008, non se ne può più di sconfitte.
BILANCIO. Dal 1997 in poi, la Ferrari di Montezemolo ha conquistato 6 mondiali piloti e otto a squadre, perdendo sei campionati all’ultima gara. Dal 2015, non è mai arrivata alla tappa finale ancora in lizza.
LA SVOLTA. In realtà Marchionne, a sorpresa!, si innamora del reparto corse. Nomina Maurizio Arrivabene team principal, sceglie Vettel al posto di Alonso, intuisce il talento enorme di Leclerc e lo fa crescere nella Accademia di famiglia.
I METODI. Marchionne ha i suoi sistemi. Spicci, persino brutali. Nel 2016 caccia dalla sera alla mattina il direttore tecnico James Allison perché la macchina non va. Nel 2017 allontana allo stesso modo il capo dei motoristi Lorenzo Sassi. Curiosamente, entrambi vengano assunti dalla Mercedes. Il presidente spiega che a Maranello non servono ingegneri prelevati dalla concorrenza, bastano le risorse interne.
IL SOGNO. Ma va detto, per onestà di cronaca, che quando il top manager entra in agonia, nell’estate del 2018, Seb Vettel è leader del mondiale. Marchionne muore lasciando una Ferrari che, risultati alla mano, è tornata competitiva. Anche se alla fine è sempre Hamilton a spuntarla.
L’EREDE. Presidente diventa John Elkann, il numero uno di Fca. Del Cavallino sa niente, di corse ancora meno. L’azienda, che per fortuna va benissimo e vola in Borsa, viene affidata al manager monegasco Camilleri, ex Philip Morris.
LA LITE. Ma al reparto corse chi ci pensa? Mattia Binotto, motorista, in Ferrari dagli anni Novanta, era stato nominato dt da Marchionne al posto di Allison nella estate del 2016. Ma Binotto non va d’accordo con Arrivabene. Quest’ultimo sollecita in modi bruschi una svolta tecnica. Mal gliene incoglie.
RADDOPPIO. A gennaio 2019 Elkann e Camilleri congedano Arrivabene. Team principal diventa proprio Binotto, che non nomina un nuovo direttore tecnico ma delega ad alcuni collaboratori singole aree di competenza. In pratica il suo è un doppio incarico. Nessun team della F1 moderna applica questo modello di governance.
IL BAMBINO. Intanto Leclerc diventa titolare sulla Rossa e va fortissimo. Vettel non gradisce. I due a parole ostentano lealtà, ma non si contano le incomprensioni.
LA TALPA. A inizio 2019 la macchina non è granché. Ma dopo l’estate si mette a volare. Fioccano vittorie e pole. Merito di una geniale soluzione tecnica che aggira il regolamento. Per mesi gli ispettori della federazione non hanno nulla da eccepire, ma Mercedes e Red Bull chiedono chiarimenti. A questo punto una fonte anonima, una talpa, rivela alla Fia i segreti industriali del super motore…
LA TREGUA. Il “fuoco amico” colpisce alla schiena il povero Binotto. La Fia non riesce a dimostrare il dolo da parte della Ferrari, che evita sanzioni ma è costretta a rimuovere il dispositivo magico dalla sua power unit. Il danno tecnico è enorme e la macchina si rimette ad andare piano.
LA PANDEMIA. Il virus blocca tutto, anche il reparto corse, dove invece ci sarebbe tanto bisogno di sperimentare. Di fatto, la Ferrari comincia la nuova stagione al buio.
IL DIVORZIO. Tra taglio dei costi e corse rinviate, a Maranello matura l’idea di anticipare l’addio a Vettel, che affronta il nuovo campionato da separato in casa. Nel 2021 al suo posto arriverà lo spagnolo Sainz. Resta da capire chi ha fatto l’affare, tra i due.
IL FLOP. La F1 riparte dall’Austria. La SF 1000 va più piano non solo di Mercedes e Red Bull, ma anche di McLaren, Renault, Racing Point ed Alpha Tauri. Nella prima gara Leclerc ci mette una pezza con un fortunoso secondo posto, ma nella seconda tampona incredibilmente Vettel.
E ADESSO? Mattia Binotto è nell’occhio del ciclone. Ma non può essere soltanto colpa sua. I vertici aziendali sono tremendamente delusi. Nel 2021 si correrà con la stessa vettura.
La vittoria ha molti padri, la sconfitta è sempre orfana. Ma non stavolta…