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Ferrari, l’emozione non ha (più) voceLeo Turrini - 29 agosto 2020
  1. Mai sparare sulla (Croce) Rossa, d’accordo. Ma la miseria di due Ferrari in settima fila sulla griglia di partenza del Gran Premio del Belgio, beh, mi stringe il cuore.
    Non mi si allarga, il muscolo cardiaco, quando sento Bin8 dire che ingegneri e tecnici dovranno capire cosa sia accaduto. Mi auguro che Mattia si inserisca tra quanti dovranno fare uno sforzo di comprensione.
    Tutto questo alla vigilia delle prime due tappe italiane, Monza e Mugello. Solo che qua pare aver ragione Adriano Celentano: l’emozione non ha voce.
    Malinconicamente insisto. Qui il problema nemmeno riguarda più la Mercedes, che appartiene ad un’altra dimensione. E lasciamo stare pure la Red Bull, che bene o male una gara in stagione grazie a Verstappen l’ha già vinta e comunque è sempre dignitosissima nell’impari confronto con la Freccia Nera.
    No. Ormai la (Croce) Rossa è più lenta della clonata Racing Point, è più lenta della Renault, è più lenta della McLaren. Sta dietro persino alla ex Minardi.
    La cosa sconcertante, quasi da fantascienza!, è che anche questi team, non esattamente di prima fascia, gara dopo gara portano qualcosa di nuovo, riescono a migliorare le prestazioni, insomma danno un senso al lavoro in officina.
    La Ferrari, niente. Ogni Gran Premio si trasforma in agonia, in sfide da Q3 con Alfa, Haas e Williams.
    L’inferno sulla terra.
    E ho già scritto che il realismo di chi comanda (traduco: la conquista del mondiale non è certo dietro l’angolo) non può trasformarsi in un alibi per il presente.
    Non si spara sulla (Croce) Rossa, d’accordo. Ma a tutto c’è un limite.
    O no?
    Buona domenica (si fa per dire).