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Ferrari, amare riflessioni dopo MonzaLeo Turrini - 3 settembre 2018

Riflessioni postume.
Uno. Non oso immaginare la caciara che mi sarei dovuto sorbire nel 1996, 1997, 1998, 1999 se la Rete avesse avuto lo sviluppo di oggi. A volte l’età inoltrata è un vantaggio, eh.
Due. Comunque non penso sia già iniziata la dittatura dei Webeti, come li chiama Enrico Mentana. Solo, sarebbe apprezzabile uno sforzo sul terreno della buona educazione. Questa è casa mia. Non censuro nessuno. Ma i cafoni no, grazie. Se vi insultate tra voi, io disattivo i commenti e vi fate una bella chat stile telerisse e vi saluto e sono. I troll li compatisco, sono poveri fessi bisognosi di affetto. I maleducati no. Not in my name. Capito?
Tre. Non pretendo di convincere nessuno della bontà delle mie opinioni. Valgono come le vostre. Quelle in arrivo sotto piaceranno a pochi, immagino. Non c’è problema. Io sono Leo Turrini, ci metto la faccia, non ho bisogno di nickname.
Quattro. Mi dispiace per chi non ci crede, ma allo start di un Gran Premio gli ordini di scuderia non esistono. Non sono mai esistiti, perché venti e passa ossessi partono a cannone sempre e comunque. Chi sostiene il contrario o non sa (e ci sta) o è in malafede (e non ci sta). Su questo non discutiamo proprio.
Cinque. La politica Ferrari al via è sempre quella, uguale agli altri team. Evitare le collisioni e dopo si vede (ricordare Irvine con Schumi a Silverstone 1999, la gara dell’incidente. Con Todt, dico con Todt!, i piloti Ferrari erano liberi per i primi tre giri. Eddie tirò la staccatona a Michael che poi con una gamba rotta in ospedale gli disse: no problem, era un tuo diritto).
Sei. Se a Monza nel finale Kimi fosse stato primo e Seb secondo, le posizioni sarebbero state invertite. Lo sapevano tutti quelli che lo dovevano sapere.
Sette. La faccenda Kimi-Leclerc non c’entra una beata mazza. La Ferrari fa bene a puntare sul salto generazionale, lo scrivo da mesi e mesi io che sono raikkoniano e me ne vanto. Non so in che film una azienda come la Ferrari possa far dipendere una opzione strategica dal presunto atteggiamenti in pista di un veterano trentanovenne in una gara o due. Ma mi prendete per il culo?
Otto. La barzelletta della scia del sabato è fantastica. L’ha detto anche Seb: Cristo, aveva la scia di Hamilton! Di Hamilton! Se non fa un errorino nel giro finale, la pole era del tedesco.
Nove. In gara, Vettel sbaglia sull’attacco del Nero. Sbaglia perché Lewis a sandwich tra le due Rosse era quasi in ostaggio. Sbaglia perché (vedi Hamilton Raikkonen dopo la safety) comunque da dietro puoi procedere al contro sorpasso grazie alla scia. Sbaglia perché, nel caso estremo di danno reciproco, comunque ci guadagna chi in classifica ha (aveva) 17 punti di vantaggio.
Dieci. Seb si è scusato con gli ingegneri e con i meccanici.
Undici. Basta questo episodio per trasformarlo in un autentico babbeo? No no e no. Io sono vetteliano e non cambio idea. Non vuole il suo bene chi ne nega l’errore. Gli ultras non capiscono e stop. Ma, per parlare di qualcosa di più grosso!, quando Schumi fece la cappella di Jerez, eh, dovevo forse fargli i complimenti o dargli alibi? Ma per favore.
Dodici. Seb era un mito dopo Spa. È un cretino oggi. Non mi riconosco in questo delirio. Kimi era il partner perfetto quando in Ungheria, dopo il contatto con Bottas, non ha sorpassato il tedesco. Oggi è un traditore. La squadra era fantastica, compatta, coesa. Adesso è una banda di scemi. Mi dispiace, io non ci sto. La degenerazione calcistica è penosa. Aggiungo che non sarebbe male studiare un po’ (l’automobilismo, almeno). È sbagliato immaginare che la preparazione sia un orpello inutile.
Tredici. Curiosamente, in tutta questa caciara chi si è accorto che in assetto gara la Mercedes consumava le gomme meno della Ferrari e quindi era più veloce? La storiella della macchina Rossa che può solo perdere il mondiale per colpa di Arrivabene/Vettel/Kimi (a scelta) è una fake news da circo. Sabato a Monza, differenza in qualifica tra Seb e Ham: 14 millesimi, se non ricordo male. Questa è la supremazia assoluta? Vendono roba buona in giro, eh.
Quattordici. Tutto questo casino, tutta questa esasperazione, purtroppo farà male alla Ferrari. Ci saranno conseguenze e non saranno belle, temo. Per quanto mi riguarda, io resto del parere che la squadra sia forte e che Seb sia un campione. Fino alle 15,10 del 2 settembre 2018, ero in folta compagnia. Ora no. Ma meglio (Bobby) solo che (Mal) accompagnato.
Quindici. Mi sia risparmiata la litania del “ah, se ci fosse ancora il Vecchio, ah se ci fosse ancora Marchionne!”. Io li ho conosciuti e magari qualcosina potrei ipotizzare. Chi li ha visti solo in foto o in te, per favore e per pudore!, silenzio.
Sedici. Ah, e di Hamilton, che sarebbe solo un tizio fortunato, ne vogliamo parlare? Passerà mai l’idea, civile, che si può riconoscere la grandezza del rivale senza sentirsi sminuiti?
Non ho altro da aggiungere.