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Federer, Leclerc e la Rossa di KR7Leo Turrini - 10 giugno 2020

Ho saputo anche io che Roger Federer rimanda al 2021 il suo ritorno sui campi da tennis.
Un altro effetto della oscena pandemia.
Ma, per un riflesso istintivo, mi sono chiesto: cosa direbbe lo svizzero (o anche Nadal, o chi volete) se gli venisse imposto di allenarsi con racchette che non si usano più?
Penserebbe che la Formula Uno sta facendo scuola. Di scempiaggini.
In effetti, io mi auguro che prossimamente, naturalmente rispettando le distanze, ci sia un po’ di gente sul ponte di Fiorano, ad ammirare il ritorno in pista di Carletto Leclerc.
Ma mi domando quale insano percorso mentale costringa gli incolpevoli drivers a pilotare le monoposto di due anni fa.
Ha senso?
No.
Mi obiettano: ah, ma sai com’è, il contenimento delle spese, il budget cap, i test costano e bla bla bla.
Va bene. Cioè, va male.
Le monoposto 2020 sono ferme dai test di Barcellona.
Immobilizzate.
Leclerc e i suoi colleghi non guidano da mesi e mesi.
Era un immane sperpero di risorse consentire ai piloti un giorno a testa (un giorno a testa!) al volante della macchina con la quale affronteranno il campionato?
Ma dai.
È proprio sbagliata la filosofia, che si è trasformata in un pensiero unico dominante.
Nemmeno di fronte alla emergenza, chi governa i Gran Premi riesce a riscoprire il valore della logica.
In tutto questo, peccato che la Ferrari con la quale KR7 vinse ad Austin nel 2018 sia finita nel garage di Kimi.
Era una idea carina, rivederla in pista con Carletto nell’abitacolo.