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E’ sempre bello tifare per SchumiLeo Turrini - 12 ottobre 2018

Sono curiosi gli incroci della vita.
Avevo da tempo un appuntamento con l’amico Filippo Di Mario. Siciliano d’origine, da una vita trapiantato in Emilia, Filippo è un fotografo che ha trasformato in arte la sua professione, in nome della passione.
Sono andato a trovarlo perché lui era davvero amico di Schumi. Così amico che in pratica in pista fotografava solo Michael!
La collezione privata (ma io spero diventi pubblica!) di Di Mario è stupefacente. C’è persino un libro (tiratura: venti copie!) intitolato L’ultimo traguardo. L’opera è dedicata al week end di Interlagos 2006.
L’esemplare numero uno ce l’ha Corinna.
E insomma io guardavo e ammiravo questo patrimonio, questo tesoro unico, quando mi è venuto in mente che nel week end Mick, il figlio del Campionissimo, avrà la possibilità di laurearsi campione europeo di Formula Tre.
Ad Hockenheim.
Io non conosco il livello della categoria e non ho gli strumenti per giudicare la competitività di Schumi junior.
Ma esploravo le foto di Filippo e ricordavo, ricordavo, ricordavo.
Hockenheim 1995, il padre che vince con la Benetton ed era più di mezzo secolo che un tedesco non si aggiudicava il Gran Premio di Germania.
Quante cose ho visto, quanti episodi in apparenza minuscoli si sono materializzati sotto il mio sguardo!
Non è forse vero che, alla fine della fiera, sono i dettagli piccoli che ci aiutano a comprendere la grandezza di un sentimento? Un battito di ciglia, un taglio di capelli, un dubbio scemo che ti fa incazzare.
È strano, eppure se collego Schumi ad Hockenheim a me rimbalza la pallina da flipper di una memoria persa, riacciuffata all’improvviso.
Il 2000.
L’incidente in partenza.
Il secondo consecutivo.
L’ansia di un mondiale che si allontanava.
E invece Barrichello che vince con la Rossa e mi pare ci fosse stata anche l’invasione di pista da parte di un matto o magari mi sbaglio mentre invece sono sicuro della scena finale, Schumi in borghese che va a ringraziare il compagno brasiliano.
Io ero un quarantenne ovviamente in crisi e mi dicevo: ma tu hai una bella fortuna, a seguire quest’uomo e a fare il tifo per lui!
È passata una vita.
Tiferò per suo figlio, adesso.
Glielo devo.