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Dalla Ferrari di Mazzola alla Mercedes di PaganiLeo Turrini - 19 maggio 2019

Care cloggare e cari cloggari, ho molto apprezzato il vostro interesse per la tecnologica riflessione in questa sede sviluppata dall’ingegner Gigi Mazzola.

Ho anche notato, fra un gol del Napoli e l’altro (aaarghhhggghhhg da interista) che molto vi affascinano le ipotesi sui ritorno in Ferrari, dal mio amico Resta a Costa, passando per Arrivabene e senza nemmeno escludere il mio cuginetto Alberto Antonini.

Purtroppo l’unico che dovrebbe tornare non può farlo, perché il destino lo ha dolorosamente confinato in un limbo senza fine.

E ci siamo capiti.

Per tenermi su di morale, ospito sotto un contributo di Paola, poetessa in incognito, consorte del cognito cloggaro Carli27. A Modena si è appena consumata la festa di Motor Valley. Con garbo…ferrarista, Paola si è dimenticata di ricordare che il mio amico genio Horacio Pagani sulle sue hypercsr monta motori Mercedes (ma, sia lode a Horacio, quando Lewis Hamilton ha chiesto lo sconto è stato respinto alla cassa).

PAOLA SCRIPSIT

  • Premessa: sono una modenese d’adozione, essendo immigrata nella città canarina nel 1994. Città che, come ho più volte detto, mi ha dato, in rigorosissimo ordine temporale, il lavoro, l’amore, due figli e con questi una famiglia tutta mia. Modena ha poi ospitato anche il mio papà, che dopo una vita di lavoro e sette anni di vedovanza, ha passato con noi gli ultimi anni della sua vita.
    Torniamo a noi: Motor Valley Fest 2019, Modena, Maggio 2019.
    Finalmente i motori tornano a casa, a Modena, patria della passione, di tante leggende, di persone che si sono fatte da sé, senza aiuti e credendo orgogliosamente nel forza del lavoro e nel loro operato; questo non solo nell’ambito dei motori.
    La città in questi giorni era bellissima; si respirava un’atmosfera di altri tempi e al contempo molto “metropolitana” (v. Design week di Milano, alla quale ho partecipato il mese scorso), anche grazie a tutte le iniziative che hanno aperto al pubblico giardini e cortili di palazzi storici, con esposizioni di auto, moto, prototipi, carrozzerie, etc., frutto del lavoro di artigiani locali: da un giovane Enzo Ferrari alle più piccole officine, a volte poco conosciute ma che hanno fatto la storia dell’automobilismo mondiale.
    Tante, tantissime, le iniziative; io e il mio consorte siamo riusciti a partecipare solo ad alcune:
    1)Chiacchierata tra il grande giornalista Leo Turrini e Horacio Pagani (del quale parlerò in seguito) nella splendida cornice del Collegio San Carlo.
    2)Sempre Leo, protagonista di un incontro con il leggendario Ing. Mauro Forghieri, padre di tante vetture e, in senso lato, mostro sacro dell’automobilismo mondiale di sempre. Patrimonio dell’umanità.
    3)Esibizioni della Ferrari al parco Novi Sad con una SF60 V8 del 2009, FXXK, una Challenge e altre vetture da gara.
    4)Esposizione all’interno dell’Accademia Militare (gioiello che, di per sé, merita il viaggio e la visita) delle eccellenze italiane dei motori, auto e moto, congiuntamente ai mezzi delle nostre forze armate.
    5)Esposizione delle Vespa all’interno del cortile di Santa Chiara.
    6)Esposizione delle supercar di Horacio Pagani nella straordinaria cornice di Piazza grande: opere d’arte davanti ad un’opera d’arte come il Duomo di Modena.
    7)Eccellenze artigiane del settore automotive all’interno dell’ex ospedale Sant’Agostino, tra cui le moto Villa e gli artigiani batti-lamiera delle carrozzerie anni ’50 e ’60.
    8)Visita al Museo Stanguellini, aperto tutto l’anno. Che dire? E’ proprio vero che spesso si va in capo al mondo senza conoscere i tesori che abbiamo in casa: andate, andate, andate!
    Tempo pessimo per quasi tutto il week-end che non ha minimamente influito sulla straordinarietà dell’esperienza né tolto qualcosa alla pienezza d’animo che la stessa ci la lasciato.
    Modena, terra di persone laboriose, orgogliose, talvolta geniali nella loro fame di capire, creare, arrivare a realizzare quello che hanno sognato.
    Modena è così: terra unica, straordinaria, dal grande passato e che ancora oggi, nonostante tutte le difficoltà (economiche, di mercato, sociali, etc.), riesce e vuole ancora dare, a prescindere dalla politica, anzi, sempre più spesso, nonostante la politica, lo Stato, le tasse inique, la snervante burocrazia.
    In questo panorama ciò che mi ha colpito di più è la “modenesità” dell’oriundo Horacio Pagani; nato in Argentina, sangue e cuore italiano, modenese dentro.
    Voglio e devo soffermarmi su di lui: le sue creature erano esposte nella location più bella, Piazza Grande, in prossimità del nostro splendido Duomo che si staglia sullo sfondo, col bianco e rosa del marmo del quale è rivestito.
    Tra tante leggende nostrane (i Maserati, Lamborghini, Ferrari, Stanguellini, etc.), Horacio è l’ultimo nato, un “modenese” di oltre oceano che ha sognato il nostro territorio e di costruire grandi auto ed è riuscito a diventare – in tempi recenti, non proprio facili – il top nel design e nella tecnologia dell’automobile a livello mondiale.
    Tutto ciò, come i nostri Ferrari, Maserati, etc. partendo dal basso, con un sogno in testa e tanta volontà.
    Inoltre, cosa non da poco, Horacio lavora con un orgoglio tutto Made in Italy che si coglie in tanti piccoli tributi al nostro Paese, come il tricolore incastonato negli splendidi specchietti delle sue auto.
    Horacio è riuscito a creare il suo design e la sua tecnologia sul nostro territorio, rimanendo provinciale nella sua semplicità, attenzione alle persone, al lavoro, ai dettagli; questo a differenza di tanti grandi marchi nostrani, ora forse troppo “globalizzati”.
    Umile, persona di grande spessore, le sue opere riflettono, da una parte, la sua straordinaria eleganza, dall’altra la dedizione personale ad ogni singolo pezzo, cosa propria di un’artigianalità di altri tempi.
    E che dire dello stile? Un Leonardo dei nostri tempi che disegna una bellezza oggettiva, assoluta, senza tempo. Anche un non appassionato non può rimanere insensibile dinnanzi alla sua elevatissima forma di arte.
    Mentre tanti grandi dell’automobilismo – sportivo e non – si internazionalizzano, nel bene e nel male, Horacio lavora a San Cesario sul Panaro, con uno staff dedicato e al quale infonde quotidianamente la sua straordinaria passione.
    Ciò che mi ha colpito di più è che l’oriundo Horacio, che ha sognato Modena e il nostro territorio, è, ad oggi, quanto di più fedele allo spirito artigianale modenese ci possa essere e, per noi, un vero motivo di orgoglio.
    L’Italia gli ha dato tanto, ma lui ha dato di più a noi, a Modena e all’Italia intera. Grazie. Di cuore.