custom logo
Cosa insegna Andretti a PirroLeo Turrini - 11 giugno 2019

Ancora sulla domenica di Montreal (e temo non sia l’ultima, eh).
Naturalmente io non mi riconosco in insulti/inciviltà/maleducazione.
Ho la mia idea, molto precisa e molto dura, su quanto accaduto in Canada.
La reitero, a esclusivo beneficio di chi ama ragionare.
Mario Andretti (traduco alla buona, semplificando) dice: i commissari di gara debbono tutelare l’incolumità dei piloti, non attribuendo alla disonestà quelle che sono manovre di corsa.
Emanuele Pirro, uno dei giudici di Montreal, risponde, se ho capito bene, che Piedone (ma anche Mansell ed altri) non si rende conto di quanto siano cambiati i tempi, una volta si tollerava l’ipotesi della morte in pista, eccetera.
Qui sta l’errore concettuale del mio amico Emanuele.
Io c’ero, come tanti, quando l’amore per la Formula Uno spezzò le vite di Ratzenberger e di Senna.
Ho condiviso TUTTE le iniziative tese ad incrementare la sicurezza in pista e fuori.
Posso dire che, secondo me, la mossa difensiva di Vettel su Hamilton, domenica in Canada, NON rientra nella casistica delle azioni deliberatamente (occhio all’avverbio) ma nemmeno involontariamente pericolose?
Lo dico e non mi sento affatto un nostalgico dell’era in cui di automobilismo non di rado si poteva anche morire.
Sono un nemico della sicurezza?
Io, Andretti e Mansell (troppo onore, che compagnia!) siamo nemici della modernità?
Credo proprio di no.
Banalmente, io ritengo che a Montreal i commissari abbiano preso la decisione sbagliata, falsando quindi la competizione e togliendo agli appassionati il piacere di uno spasmo infinito, fino all’ultimo metro, figlio di un duello tra due grandi campioni.
È lecito pensarla così?
Yes.
Non a caso Ross Brawn, immagino a nome di Liberty Media, ha dichiarato che simili decisioni (anche qui, traduco alla buona) andrebbero motivate meglio e spiegate in modo trasparente agli appassionati.
Il sottotesto, non esplicito ma chiarissimo, è ovvio: è accaduto qualcosa che non tutela il rapporto fiduciario tra lo spettatore dell’evento e l’evento stesso.
Un’altra cosa.
Ho molto apprezzato (e l’ho anche scritto e detto spesso) l’impegno profuso da Jean Todt pro sicurezza, nelle gare e anche in riferimento alle strade frequentate da noi comuni mortali.
Dopo di che, io ritengo che, in un mandato lungo ormai quasi dieci anni, da presidente Fia il signor Todt abbia accompagnato lo snaturamento della Formula Uno, dalla conferma del divieto di test in pista alle regole risparmiose su motori/cambi/benzina, fino alle norme che vietano un po’ tutto a chi fa il pilota di monoposto.
Nella vita si cambia, ci mancherebbe.
Il Todt che conoscevo io faceva test anche su tre circuiti (Fiorano, Mugello, Vallelunga) contemporaneamente, non aveva limiti di budget su motori e cambi e si batteva come un leone per salvare Schumi da penalizzazione proprio a Montreal nel 1998 per l’episodio con Frentzen.
Si nasce incendiari e si muore pompieri, d’accordo.
Ma io la Storia me la ricordo.