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Cosa c’è tra Hamilton e la FerrariLeo Turrini - 4 giugno 2019

Vediamo di completare il ragionamento.
A proposito del futuro di Lewis Hamilton.
Quando il giovanotto dice di immaginasi in Formula Uno per almeno altri cinque anni, merita di essere preso in parola.
Cioè, non si capisce perché dovrebbe raccontar balle.
Segue domanda.
LH resterà per sempre sotto la tenda Mercedes?
Se la scelta dipendesse esclusivamente dai risultati, nema problema.
Chi mai lascerebbe la squadra più forte, che assicura vittorie anche facili e maxi ingaggi?
Il punto di svolta, non voglio dire di attrito, può essere rappresentato da due variabili.
La prima. Nel 2021 cambieranno le regole tecniche. Non dico si ripartirà dal famoso/famigerato foglio bianco, ma quello sarà il momento in cui chi desiderasse esperienze nuove, ecco, avrebbe più di una ragione per considerare plausibile una avventura nuova.
La seconda. Capisco l’irritazione dei puristi, ma la mobilità elettrica è al centrodegli investimenti multimiliardari di quasi tutti i costruttori. Anche Mercedes ha imboccato con decisione quella strada. E non è dato sapere fino a quando Daimler reputerà conveniente la presenza in Formula Uno nella dimensione attuale. Tenere d’occhio anche le conseguenze del pensionamento di Zetsche, che con i Gran Premi si è tolto tutti gli sfizi.
Bene. Queste premesse non significano affatto, in automatico, uno sbarco a Maranello di Lewis Hamilton nel 2021.
Semplicemente, la Ferrari è una opzione presente sul tavolo di LH e di chi ne cura i sontuosi affari.
Hamilton a Maranello c’e già stato come cliente. So che rimase molto colpito dal calore manifestato nei suoi confronti dalle persone che ebbe di incontrare, ingegneri di produzione e giovani operai.
Dirà il futuro se un giorno ci rimetterà piede, a Maranello. E non nei panni dell’acquirente.
Nel frattempo, spero che Vettel e Leclerc se lo lascino dietro, a Montreal.