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Correndo a Le Mans con Alonso (e non solo)Leo Turrini - 15 giugno 2019

La 24 Ore di Le Mans non è solo il presente, con Fernando Alonso ovvio favorito.

Le Mans significa storia, cultura, tradizione. E i…tergicristalli più veloci che Enzo Ferrari si decise a montare sulle sue auto di serie dopo che una notte di pioggia alla 24 Ore aveva spaventato i piloti del Cavallino.

Le Mans è tanto senza essere tutto, per chi ama le corse. Ma è già abbastanza.

Vi auguro buon week end offrendo sotto la testimonianza di un cloggaro scrittore, il prode Emi Emi.

Felice lettura, parto a caccia di nuove “evidenze”.

EMI EMI SCRIPSIT.

Mai avrei creduto in vita mia di poter mettere piede a Le Mans.
Mi è capitato.
Le Mans per me non è stata una scelta. Piuttosto una naturale esperienza da cui essere totalmente coinvolto e assorbito. Strana bestia la 24 Ore, da rispettare come una divinità irosa e vendicativa se sei un pilota, da venerare come un fedele idolatra se sei parte di quel mare di pubblico che ogni anno s’impossessa per una settimana di questa cittadina francese di provincia.
Nella vita, può succedere di sposarsi, con la donna sbagliata come di finire a Le Mans con curiosità fanciullesca in età matura. E allora via, proprio come un bimbo a occhi aperti, spalancati sulla meraviglia della Sarthe e del suo circuito.
Ci sono cose che troverete solo in questo angolo di mondo. Altre invece che fanno parte di quell’assodato e odierno repertorio tecnologico di cui le corse moderne si nutrono a prescindere dalla disciplina che si è deciso d’intraprendere.
Una cosa è certa.
Per comprendere a pieno Le Mans bisogna viverla. Lasciare che l’epidermide sia attraversata dal senso cosmopolita che questo popolo naturalmente esprime: il popolo di Le Mans. Potreste sentire idiomi da ogni angolo del pianeta e non provare alcun senso di disagio che una lingua diversa dalla propria provoca, come un senso d’esclusione compreso nel prezzo. Una perfetta Babele orizzontale di cui essere parte con pieno diritto di appartenenza.
Seconda cosa.
A Le Mans l’uomo conta. Eccome se conta. Ho visto più lacrime a Le Mans che in qualsiasi altro box di un autodromo. Piloti, meccanici, team manager. Ho visto uomini che alla fine di un turno di guida erano preda di conati di vomito, con la faccia bianca come un cencio per lo sforzo profuso. Ho visto meccanici compiere autentici miracoli del lavoro, ricostruendo intere vetture dal nulla nell’arco di una notte, intanto che altri colleghi provenivano da squadre rivali pur di offrire il loro aiuto sperando di vedere quegli stessi avversari al via. Tutti insieme. La legge di chiavi a tubo e cacciaviti a Le Mans. Il mutuo soccorso della Sarthe. Ho visto un pilota quadriamputato come Frederic Sausset correre e terminare la sua Le Mans come un normodotato. Ho visto un team manager ultrasettantenne come Hugues de Chaunac piangere come un neonato, dopo che una vittoria inseguita con Toyota per anni, stava sfuggendo a un giro dal termine. Come se le 24 ore precedenti non contassero più nulla in un attimo.
Ricordi certo.
Di uomini a Le Mans.
Gesti, che possono cambiare le cose, proprio come accadde 50 anni fa con Jackie Ickx. Era il ’69. Si partiva con le vetture a spina di pesce coi piloti allineati sul lato opposto della carreggiata, pronti a correre verso gli abitacoli delle proprie vetture.
Ickx no.
A quello scatto Jackie decide di non partecipare in segno di protesta. Attraversa la pista passeggiando e con tutta calma si allaccia quelle cinture che i suoi colleghi stringeranno al primo rifornimento. Accende il motore e parte. Ultimo in fondo al gruppo. Ickx quella Le Mans la vincerà. La sua prima di cinque, per Monsieur Le Mans mentre John Woolfe con una Porsche 917 perirà in un incidente al primo giro di quella stessa edizione della 24 Ore.
Una vita, per una cintura non usata.
Non sarà più così. Da allora più nessuno correrà con le proprie gambe al via per entrare in abitacolo. Qualcosa grazie a Jackie era cambiato per sempre. Un “sogno” in corsa.
Storie crudeli e meravigliose allo stesso tempo. Storie di vite.
Appese a un lampo di velocità.
Ecco cosa succede.
Correndo a Le Mans.