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Budapest, Poltronieri e il ritorno dei rifornimentiLeo Turrini - 2 agosto 2019

Guardando le inutili prove del venerdì ungherese, mi sono venute in mente due cose.

La prima, romantica.

1993. Il leggendario Marietto Poltronieri mi invita a Budapest in cabina per fare da seconda voce durante le libere del venerdì.

Noia tremenda in pista.

Ad un certo punto Pollo, come lo chiamavamo noi con affetto, mi fa una domanda su Alesi e Berger, eroi Rossi.

Io rispondo e alla fine faccio: e tu Mario che ne pensi?

Zzzzzzzzzz…

Marietto si era felicemente assopito.

Io continuai a parlare per un minutino, poi con garbo lo scossi e lui, impagabile: ‘Come sempre interessante l’analisi del giovane Turrini’.

Più o meno quello che succede qui, da sempre. Io scrivo i miei deliri e il gentile pubblico, giustamente, parla d’altro.

Segue risata alla Gambadilegno: ahrrrr ahrrr ahrrr, ma dov’è Trudy?

Poi ho ripensato alla proposta (di Todt ma anche di tutti i piloti) di reintrodurre i rifornimenti in gara dal 2021.

Non è una cattiva idea, secondo me.

Il problema, dando per scontato che la sicurezza sia garantita, è che di solito, alla fine della fiera, anche con il refuel, funziona come con le gomme: più o meno applicano tutti la stessa strategia.

Cioè, probabilmente è inevitabile: ma può anche essere ci sia un limite alla creatività dei pensatori al muretto.

Oppure, non ci sono più i piloti di una volta.

Per dire, nel 1998 a Budapest Ross Brawn disse via radio a Schumi: guarda, qua possiamo vincere solo se tu te la senti di fare tre soste invece di due come gli altri.

Me ne frego dei numeri delle statistiche, io.