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Aspettando (con ansia) la pole di MelbourneLeo Turrini - 15 marzo 2019

Non sono abituato a prendere troppo sul serio le prove libere del venerdì.
Ovviamente non posso escludere che alcuni cari amici, presenti a Barcellona in occasione dei test, abbiano preso otto per diciotto.
Lo scopriremo solo vivendo (cit.)
Ma, in ogni caso, aspettando la pole di Melbourne e la gara, faccio rispettosamente notare che chi ha vinto le ultime due edizioni del Gran Premio di Australia ha poi perso il mondiale, ehm ehm.
C’è tempo, c’è tempo (cit.)
Una volta, seconda metà anni Novanta, stavo uscendo sconfortato dall’Albert Park.
La Ferrari di Schumi e di Irvine non aveva incantato.
Mi stavo dirigendo ciondolando verso il parcheggio stampa.
Il fuso orario pesantissimo imponeva dazio.
Mi calavano le palpebre sugli occhi e mi stavo domandando come avrei finito a far venire il momento della cena.
Avevo appuntamento con un carissimo amico di Sydney.
Camminavo rimuginando sulle facce di Michael ed Eddie alla fine delle prove.
Quando mi si affiancò un signore distinto.
Mi disse, in lingua inglese: eh, non siamo mica partiti tanto bene.
Bello trovare un ferrarista a quest’ora in un parco di Melbourne, pensai.
Ma io credo, continuò lui, che non sia il caso di drammatizzare, è solo questione di tempo.
E così conversammo fino alle nostre macchine, parlando di piloti e di motori, di ingegneri e di regolamenti.
Come due semplici appassionati.
Bene, fece lui azionando l’anti furto di una gran bella automobile, grazie per la chiacchierata, magari ci vediamo domani nel paddock.
Grazie a te, risposi io. Sai, sono uno dei tanti che hanno un debito con te, tutte le volte che sento “Something” o “Here comes The sun” capisco come le piccole cose possano aiutare a sopportare meglio quelle grandi. E inoltre con “I got my mind set on you” hai propiziato un incontro indimenticabile.
George Harrison abbozzò un sorriso. Deve essere la prima volta in tanti anni, sussurrò, che una persona solo alla fine di un incontro mi dice di avermi riconosciuto.
Beh, replicai, sei uno dei Beatles ma di Formula Uno ne capisci più di me, mi dispiaceva interromperti per scocciarti con argomenti musicali.
Rise di nuovo, strizzò l’occhio e se ne andò.
Che fantastica storia è la vita (cit.)
La mia, di sicuro.