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Anche Wolff nel suo piccolo si arrabbiaLeo Turrini - 11 giugno 2018

A parte la meraviglia Ferrari, straordinariamente sublimata da un Vettel in stile “forse ancora non avete capito chi sono”, per la serie “I am your father, join me to govern The Empire”, eccetera, a parte questa enormità, dicevo, la vera notizia post Canada risiede nella spettacolare incazzatura di Toto Wolff.
Roba che neanche Salvini con i maltesi.
Già sapete.
Dopo la gara di Montreal, il grande capo dei Grigi ha sparato alzo zero sul quartiere generale.
Il suo quartiere generale!
Frasi come “figura di m…”, “siamo indietro dappertutto”, “ci saranno conseguenze”, eccetera, sono senza precedenti in era ibrida.
Deduzioni.

prologo. Facesse una uscita del genere Iron Mauri Arrivabene, verrebbe scuoiato su pubblica piazza, con esegeti della virgola pronti a spiegare, anche qua!, che così non si fa, poffarre e perbacco.
Uno. Ecco cosa succede a mettersi in casa Allison e Sassi (scherzo, eh).
Due. Wolff, con Lauda nei panni di Archie Goodwin, è consapevole che senza strani accadimenti adesso Vettel starebbe minimo a +31, altro che più uno.
Tre. Quando non sei abituato a prenderle dai di matto al primo ceffone. Figurati quando arriva una carezza in un pugno (era ferrarista anche Gino Santercole, rip).
Quattro. È tutto cinema, questi qui tirano fuori la versione evo della power unit e ti saluto e sono.
Cinque. Hamilton tra sabato e domenica era furibondo e il capo aveva compreso che occorreva dare un segnale alla truppa, perché se Lewis va in modalità off il campionato con Bottas non puoi vincerlo (o meglio: non devi vincerlo, avendo io annunciato che se il finnico di riserva conquista il mondiale, ecco, mi ritiro e dedico il blog alla mia segreta passione, la traduzione in aramaico delle interviste post race di my old brother Kimi).
In attesa di sviluppi, io risssumerei così il tutto.
Anche Toto Wolff nel suo piccolo talvolta si incazza.