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A proposito di Carlos SainzLeo Turrini - 19 maggio 2020

Alcune riflessioni sull’arrivo in Rosso di Carlos Sainz junior.
Precedute da un affettuoso saluto al mio ispanico amico IDR: ci si ritrova, nella vita, grazie agli imprevedibili contorcimenti della Formula Uno!
Una volta constatata l’impossibilità di proseguire la partnership con Vettel, per motivi che ognuno ha ovviamente il diritto di interpretare come meglio crede, che opzioni avevano a Maranello?
Nel momento in cui la Scuderia decide di scommettere a lungo termine (2024!) su Leclerc, si chiude la strada di una operazione-monstre. Nel senso che si ti affidi al talento di Carletto non vai a cercare un top driver conclamato.
Sarebbe una contraddizione in termini. Mi si obietta: ma con Hamilton in qualche modo John Elkann ci aveva provato! Esatto. E infatti la maxi estensione del contratto di Leclerc fu una conseguenza del “no thanks” di Lewis.
Altra obiezione: ma se chiacchieravano con Hamilton come fai a sostenere che ritengono, in Ferrari, che Carletto sia il Predestinato, the Chosen One?
Risposta: Lewis è Lewis, se è sul mercato un tentativo lo fai. C’è ancora in giro qualcuno che dubita del talento del sei volte iridato, lo so. Ma sono sempre meno.
Andiamo avanti.
Perché non Ricciardo?
Perché Ricciardo, che io personalmente apprezzo tantissimo, avrebbe riproposto il problema Vettel. Nel senso che Daniel è molto molto forte e, proprio come Seb, non poteva accettare lo schema che chiameremo “Leclerc per tutti, tutti per Leclerc”.
Attenzione, a questo punto: ammesso interessi a qualcuno, io non sto dicendo di condividere questa impostazione “binottesca”. Anzi, ho più di un dubbio. Ma qui sto cercando di spiegare come hanno ragionato a Maranello.
Vado avanti.
Non è giusto rimproverare a Sainz di aver conquistato appena un podio in F1 in oltre cento Gran Premi.
La domanda che invece ci dobbiamo porre è un’altra.
Carlitos ha mai a disposizione una monoposto per ottenere di più?
Risposta: no, oggettivamente no.
Quindi la delusione da curriculum è ingiustificata.
Verrà Sainz in Ferrari a fare da maggiordomo al Principino di Monaco?
Io qui ci andrei piano.
Guardate che non c’è pilota, almeno nelle prime fasi della carriera, disposto ad ammettere la supremazia di un collega.
A fine anni Ottanta, il mio amico Martini mi ripeteva spesso: avessi la loro macchina, Senna e Prost si divertirebbero meno.
E Andrea Montermini ragionava allo stesso modo, tempo dopo, a proposito di Schumi.
È normale sia così.
Quindi Sainz verrà in Ferrari con la convinzione dì giocarsela. Chissà, magari ci stupisce.
Ma Leclerc, per tanti motivi, non solo per l’enorme talento manifestato in pista, è il più scomodo dei partner.
Per informazioni, Carlitos può sempre fare una telefonata a Seb.