custom logo
A proposito del mini Gp al sabatoLeo Turrini - 9 aprile 2021

Dirò la mia sulla Sprint Race, la gara del sabato su 100 km che Stefano Domenicali conta di introdurre già a Monza, Silverstone, Interlagos.
Premessa. Che al format da Gran Premio si debba mettere mano, è fuori discussione.
Da quando venne tolto valore per la griglia ai tempi del venerdì, ormai una vita fa, ho progressivamente assistito allo svuotarsi degli autodromi.
Una volta, non ricordo dove fossimo causa rincoglionimento, Jean Todt mi disse: ma lei si rende conto che oggi, venerdì, qua ci siamo io, lei, i meccanici, i piloti, gli ingegneri e quattro bighelloni? (Non disse bighelloni, il Pinguino. Ma ci siamo capiti).
E ancora non erano state introdotte le restrizioni su motori, cambi, set di gomme, eccetera.
Ma qui si arriva, senza entrare nel merito di decisioni antiche da me raramente condivise, al punto di contraddizione.
Come si concilia una gara in più, sia pure breve!, al sabato con le limitazioni di cui sopra?
Le restrizioni saranno allentate?
E che fine farebbe il mantra ossessivo sul taglio dei costi?
Poi, certo.
A Monza, per dire, il sabato delle qualifiche, con il terrore delle scie, si è venuto trasformando talvolta in una processione oscena, con le famose vicende del 2019 come memento.
Ma è anche da considerare l’elemento della ritualità, della sacralità, se mi passate il termine, del Gran Premio.
I punti si fanno alla domenica, era solito ripetere Schumi.
Prossimamente, almeno un po’ si faranno pure al sabato.
È una mancanza di rispetto nei confronti della Storia?
Oppure è una presa d’atto di una realtà che cambia?
Cioè: con i cambi gomme (e una volta pure con i rifornimenti!) ha ancora un senso la gara di trecento chilometri e passa, con motori che non si rompono più, salvo rarissime eccezioni?
Oggi nessuno sa più come se la caverebbe un pilota, un qualunque pilota, se dovesse coprire l’intera distanza con gli stessi quattro pneumatici e con il rischio di crack del propulsore sempre in agguato.
Sono tutte suggestioni sparse. Forse, dato che siamo nell’era interattiva dei social, non sarebbe male se il Dom aprisse una grande consultazione popolare, chiamando i fans a valutare le diverse opzioni.
Fermo restando che le mie idee resterebbero decisamente confuse.