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A Daytona tifando per ZanardiLeo Turrini - 23 gennaio 2019

Lo so, è dannatamente banale.
Eppure, mi capita non di rado di pensare al bene che, con la forza del suo esempio, Alex Zanardi ha fatto e fa al prossimo.
Mi rendo conto (e anche questa è una banalità, d’accordo) che ormai i buoni sentimenti non vanno più di moda. Basta guardarsi attorno. È un trionfo del rancore, dell’invidia, della mediocrità. Forse è colpa dell’incertezza del tempo in cui ci è dato vivere. Ma io vedo un mondo che tende ad incattivirsi (poi magari è solo un effetto della mia età non distante dallo stadio del rincoglionimento, lo ammetto).
Ma ci sono ancora, le cose belle e le emozioni pulite.
Basta accorgersene.
Penso a Zanardi, che senza le protesi se ne va, nel week end, a disputare la 24 Ore di Daytona. Daytona, il tempio della Florida, il teatro dell’arrivo in parata di tre Ferrari, do you remember?
Tento di immaginare quanto sia preziosa, per chiunque abbia un disagio vero nella vita, la testimonianza continua offerta da Alex.
Me lo vedo senza protesi nell’abitacolo della BMW di Rahal e di David Letterman, me lo vedo e sospetto, tifando per la sua ennesima avventura, che in fondo tutto è già stato scritto, molto molto molto tempo fa.
E tutto è stato anche cantato, da quei quattro ragazzi usciti da una cantina di Liverpool.
All you need is love.