Peccato Capitale. La Roma lascia l’Europa dei grandi, sconfitta all’Olimpico dal Manchester City. Garcia getta al vento un’occasione ghiottissima perché basterebbe un pareggio a qualificare i giallorossi. E invece l’inutile carica del primo tempo si esaurisce nel nulla e un siluro di Nasri, 27enne franco-algerino dal destro proibito, mette fine in modo crudele alle speranze romaniste.
Rinunciando in partenza a De Rossi, Garcia perde non solo la carica del suo più dotato centrocampista ma anche le qualità costruttive. Così la Roma finisce per affidarsi alle giocate solitarie, ai dribbling di Gervinho, alle sterili invenzioni di Ljajic, alle generose incursioni di Nainggolan. Sparisce l’impostazione corale che era ed è la forza della Roma e nessuno, neppure un Totti improvvisamente appassito, riesce a risollevare la squadra. Con un solo successo (5-1 al Cska), due pareggi e i ceffoni del Bayern ancora stampati sulla faccia, la Roma esce di scena in un gruppo ad alta qualità. E Garcia capisce quanto sia dura giocare su due tavoli: Europa e campionato. La sua squadra non è ancora matura per il doppio traguardo e per sfide di così alta intensità. Ora l’occhio corre al campionato, con la speranza che una Roma non più distratta dalla Champions possa tornare l’anti-Juve, giocandosi fino in fondo il duello-scudetto.