Un bel regalo dell’arbitro giapponese Nishimura spiana la strada al Brasile nella partita d’esordio del mondiale contro la Croazia. Il fischietto d’oriente si beve la sceneggiata di Fred nel cuore dell’area slava e concede al Brasile il calcio di rigore che fissa il momentaneo 2-1.
Un gentile omaggio ai pentacampeones, che devono sfatare la maledizione del Maracanazo, la sconfitta in casa contro l’Uruguay nel mondiale del 1950. Un robusto torto ai croati, che meritavano il pareggio per la buona organizzazione di gioco e la dedizione mostrata sul campo.
Un autogol del terzino Marcelo, il ”fratello diverso” del comico Ficarra, aveva gelato lo stadio di San Paolo, dando merito al gioco croato fatto di rilanci veloci e di cross dalla fascia, affidati al piede morbido di Olic.
E’ a quel punto che il ”predestinato”, il ventiduenne Neymar, faccia da copertina e piedi diabolici, ha trovato i tempi giusti per una stoccata dai venti metri, un colpo di biliardo favorito dal palo e dal legnoso tuffo del portiere croato Pletikosa.
Qui tutti si aspettavano l’accelerazione maestosa del magno Brasile. E invece, senza la volonterosa collaborazione di Nishimura, i croati sarebbero rimasti in gioco. Hanno tentato di rientrarci nel finale, sfiorando più volte il gol, fermati dalle prodezze di Julio Cesar. Finché Oscar non si è inventato un tocco di punta, su azione di contropiede, che ha fissato il 3-1 finale.
A portieri invertiti, e senza le regalie arbitrali, la partita avrebbe avuto un esito diverso. Resta l’impressione di una Croazia solida e ben organizzata, pur priva del suo ariete d’oro Mandzukic, squalificato. Il Brasile brilla più per le individualità che per le strategie di Scolari. Di certo questo non è un mondiale già scritto, non ci sono destini segnati. Arbitri permettendo.