Come in un film. Joe e Joey, Tacopina e Saputo, con i loro abiti taglia forte, le bandiere rossoblù dietro le spalle e una conferenza stampa in perfetto slang americano, inframezzato da un italiano a singhiozzo, da emigrati di ritorno.
Davanti a loro, nel ventre del vecchio Dall’Ara, Pavinato, Perani e Pascutti, il capitano dello scudetto e due eroi dello spareggio del ’64. E poi una folla di giornalisti, curiosi e appassionati per questo Bologna che prova a rinascere sotto la bandiera americana.
Joe e Joey hanno facce simpatiche e accattivanti, sorriso facile e pacche sulle spalle. Quello che ci vuole per entrare in sintonia con un ambiente che improvvisamente sogna in grande. Parlano di un impegno decennale, di un programma a lunga scadenza, vogliono il Bologna subito in serie A ma non promettono la luna, non annunciano sfracelli. E quando si parla di squadra, rendono merito ai giocatori, al tecnico Lopez e al direttore sportivo Fusco, che ha messo in piedi il Bologna di oggi.
Se a gennaio servirà un acquisto per fare il grande salto, lo faranno. Ma al momento va benissimo questa squadra, che sta valorizzando i giovani e riciclando buoni talenti della categoria.
Nel delirio del popolo tifoso si perdono le proporzioni, ma la sana gioia di questa festa italo-americana dai forti colori rossoblù è contagiosa. E quando Marco Di Vaio, goleador che ha consacrato l’anima al Bologna, sale sulla ribalta, gli applausi si moltiplicano. Deve ancora giocare due partite del campionato nord americano con la squadra canadese di Saputo, poi tornerà qui in veste di dirigente come uomo di fiducia di Joey.
La domanda di tutti è se questi americani sapranno davvero fare grande il Bologna e se hanno lo spessore economico per tentare l’impresa. Le premesse ci sono, il feeling con la città è fortissimo e sabato si annuncia un Dall’Ara colmo per la sfida con il Varese.
Nel film americano andato in onda al Dall’Ara c’è spazio per il sogno. Mai tanti flash come oggi sul vecchio Bologna, mai tanta attenzione mediatica dai tempi di Roberto Baggio. Se questa è l’America, cominciamo a godercela.