Con le mani in tasca e la sua faccia inossidabile, un po’ tanguero e un po’ giocatore d’azzardo, Alejandro Sabella ha salutato la vittoria dell’Argentina ai calci di rigore contro l’Olanda. Ci voleva questo tecnico sessantenne, vincitore di uno scudetto in Argentina, poi vice di Passarella ed emigrato pro-tempore negli Emirati, a pilotare il miglior giocatore del mondo, Leo Messi, al traguardo di una finale mondiale.
Così sarà Germania-Argentina l’ultimo atto di Brasile 2014. Si ripete, dopo 24 anni, la sfida di Italia 90, quando Maradona dovette inchinarsi a un calcio di rigore di Brehme prima di scagliare i suoi dardi avvelenati contro la Fifa.Ma se l’Argentina di allora poteva vantare il talento divino di Diego e la velocità di Caniggia, quella di oggi è un condensato di tecnica e di equilibrio tattico, una ciurma affamata di gloria guidata da un fuoriclasse assoluto, Leo Messi.
Sabella ha fuso in unico blocco difensori inesorabili come Garay e Demichelis, guerrieri del centrocampo come Mascherano e Perez e attaccanti di valore assoluto come Higuain, Aguero e Palacio, chiamati a turno a fare da spalla al talento inarrivabile della Pulce. Per questa Argentina, che somiglia a una magnifica Cassa di Risparmio, parlano i numeri. Sei partite giocate, tutte vinte , tre successi per 1-0 (Iran, Svizzera e Belgio) poi un 2-1 alla Bosnia nella gara di esordio, il rocambolesco 3-2 alla Nigeria e lo 0-0 con l’Olanda, trasformato in successo grazie ai calci di rigore. Sono 4 in totale i gol subiti contro i 3 dei micidiali tedeschi di Loew, ora favoritissimi nella finale del Maracanà dopo il rutilante 7-1 al Brasile.
Eppure se l’esperienza nel calcio insegna qualcosa, è facile prevedere che i tedeschi troveranno pane per i loro denti. Si dovranno misurare contro una squadra capace di pressare come nessuna, di togliere serenità ad ogni giocata, di incollarsi alla pelle come una fastidiosa zanzara.
Non sarà facile per i panzer ripetere la trionfale cavalcata contro il Brasile innamorato di se stesso. Questa Argentina conosce troppo bene i propri limiti per cadere nell’errore dei padroni di casa. In questa squadra anche i talenti lavorano in copertura, si spremono nel pressing, recuperano palla e rilanciano il gioco. E se la manovra dei panzer finisse ingabbiata, toccherà agli artisti mettere a frutto le loro qualità. Lionel Messi sa che che per lasciare un segno importante nella storia deve vincere questo Mondiale. E’ una occasione stroppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Gli basterà un attimo, un battito di ciglia, un mezzo pallone concesso dalla retroguardia tedesca per lanciare verso il gol lo scatenato Higuain di questi tempi o per trovare la giocata del fuoriclasse che sconfina nella magia. C’è il mondiale del 90 da vendicare, c’è il mito di Maradona da inseguire, c’è la forza di un gruppo di arrabbiati che prima di mollare sputerà sangue. Ecco perché, se devo formulare un pronostico, vado contro corrente e dico Argentina. Lionel Messi re del mondo nel cuore del Maracanà sarebbe uno spot fantastico per il calcio. E perfino i brasiliani, travolti dai cingoli tedeschi, potrebbero sorridere.