Camila Giorgi è bella. Bella come il suo coraggio, la sua semplicità e quel tennis fatto di tecnica e carattere, di controllo e sfrontatezza.
A Indian Wells la ventiduenne maceratese ha compiuto l’impresa della vita, battendo in tre set Maria Sharapova, la zarina detronizzata del tennis mondiale, campionessa in carica del torneo.
La siberiana, col fisico da indossatrice e l’occhio glaciale, è una vera macchina da guerra dentro il campo da tennis, una fantastica regolarista che gioca a ritmi altissimi, scaraventando la palla da un angolo all’altro del campo.
Per non finire vittima del suo gioco ritmato, c’è una sola strada da battere: bruciarla sul tempo, anticiparne le intenzioni, anche a rischio di sbagliare colpi e perdere punti importanti, servizio compreso.
Camila, splendida nel suo completino attillato, con le forcine ai capelli, ha un viso di bimba scaraventata all’improvviso dentro la fiaba che sta leggendo. Ma quel fascio di muscoli e nervi ha anche un carattere e un equilibrio d’acciaio perché esegue alla perfezione il piano tattico disegnato dal papà-manager Sergio e supera di slancio anche i momenti bui, quelli che sembrano precipitarla lontano dal sogno.
Alla fine è la Sharapova che litiga con il giudice arbitro, che rantola la sua rabbia ad ogni scambio vinto, che cerca un’ ispirazione per fermare la piccola macchina da guerra italiana.
Camila invece ha la forza della predestinata e un tennis che le somiglia: pressione, sicurezza, fantasia nel cercare il colpo d’anticipo o la soluzione imprevedibile. E’ bella la nostra tennista, come le sue lacrime nascoste a fatica dopo il successo. Piangi, Camila, lasciati andare. La vita è fatta di emozioni e quella che hai vissuto ti resterà dentro tutta la vita.