“Il tricheco sta sognando”. Disse la piccola Anunciacion. E parve sollevata. Come al solito, si preoccupava più del resto del mondo che di se stessa, e d’altra parte nel resto del mondo i trichechi occupavano molto spazio. Lo stava scoprendo ora all’Oceanografico di Valencia: arrampicata su una balaustra troppo alta per i suoi 5 anni, Anunciacion fissava il gigante dormiente. “È tranquillo”. Aggiunse. E sembrò a tutti contenta, senza altri pensieri rivolti a se stessa. Sui gradini della Catedral de Santa Maria, in centro, quella mattina non aveva rimediato un centesimo. Ma Anunciacion se n’era già dimenticata. L’avevano perciò spedita a intrufolarsi tra i turisti dell’Oceanografico, vicino al mare. Ma anche questo la piccola mendicante non lo ricordava più. “Guarda, muove gli occhi chiusi!”. Disse a voce alta Anunciacion. Anche se nessuno la stava ad ascoltare. “Sì, sta proprio sognando: speriamo che nessuno lo svegli”. E parve di nuovo in pensiero. Ma non come quelli che l’aspettavano ogni sera per incassare le elemosine. Quelli avevano altre preoccupazioni.

Eppure, per tutto e per tutti c’è una fine, perfino per chi sfruttava Anunciacion. Inutilmente l’aspettarono quella sera. E anche la sera dopo. E pure le altre che vennero. Fu così che Anunciacion riconquistò la libertà. Non la ritrovarono più. Anche perché a nessuno venne in mente di andarla a cercare all’Oceanografico.

Il resto del mondo non si preoccupava di quella bambina che dormiva vicino alla pozza dei trichechi. E a tutti appariva serena. E forse sognava che lei e il suo amico tricheco ora dormivano, ma un giorno, assieme, si sarebbero svegliati.

     Gianluigi Schiavon