New York, 27 febbraio 2020 – Metti un pomeriggio a New York, al ventesimo piano del Plaza Hotel, in compagnia di un celebre musicista, di un raffinato tycoon giapponese e di 14 storici violini da 80 milioni di dollari. Immaginate il musicista sollevare uno Stradivari del 1687, tendere l’archetto sopra la spalla e liberare con gesto preciso e leggero una melodia che pare giungere dal passato per librarsi, come in una seconda vita, sopra Central Park, oltre le finestre del Plaza.
Avete immaginato bene e non state sognando: benvenuti al “Violin Trunk Show”, sfilata di pezzi unici, prima tappa di un tour mondiale che presto sbarcherà anche in Italia. Personaggi e interpreti: Andrea Obiso, 25 anni, primo violino al Santa Cecilia di Roma, enfant prodige, palermitano d’origine, molto conosciuto anche negli Usa e in Giappone; Sota Nakazawa, 35 anni, direttore responsabile della Nippon Violin, compagnia giapponese dedita alla vendita, alla collezione e al restauro di violini e di altri strumenti. E poi ci sono loro: i magnifici 14, tra cui sei Stradivari, il più antico creato più tre secoli fa dal grande liutaio di Cremona Antonio Stradivari, e ancora un Guarneri “del Gesù” del 1732, un Guadagnini del 1769 e un prezioso Ruggieri del 1699.
“Insieme valgono 80 milioni di dollari, lo Stradivari San Lorenzo più di 20 da solo – dice con irreale modestia Sota Nakazawa – Ma per noi il vero valore è un altro: questi strumenti sono come macchine del tempo, capaci di trasmettere il suono di oltre duecento e trecento anni fa. A noi piace vederli come eterni esseri viventi”.
Pare pensarla così anche Andrea Obiso, mentre stringe lo Stradivari con il quale si è appena esibito. “Per suonare strumenti del genere – spiega – devo prima vivere con loro, passare almeno due giornate di fila in simbiosi, dalla mattina alla notte, per conoscerne le potenzialità, il suono, la voce”.
E verrebbe da aggiungere che anche per il violino dev’essere un piacere fare la conoscenza con un interprete tanto sensibile. Come in una fiaba di Natale, Obiso racconta di essere stato “folgorato” dal fascino del suo strumento all’età di 4 anni: “Quel giorno rimasi stregato dai miei genitori musicisti che stavano provando dei brani anziché finire l’albero di Natale. Ma a quel punto l’albero non importava più nemmeno a me. Chiesi di provare il violino di mio padre e il giorno dopo ne ricevetti uno in regalo». Così Andrea Obiso iniziò a studiare musica e a bruciare le tappe di un carriera speciale: debutto a 12 anni come solista con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, diploma al Conservatorio a soli 14 anni e poi i corsi in Olanda e lo scorso anno la laurea al «Curtis Institute Of Music» di Philadelphia, una delle migliori scuole di musica del mondo, dove da almeno mezzo secolo non veniva ammesso un italiano.
A proposito, un doveroso e naturale omaggio per i 14 protagonisti del Violin Trunk Show sarà la tappa prevista in settembre a Cremona, terra dei nostri maestri liutai, una sorta di ritorno in patria durante il lungo tour che toccherà Londra, Seoul, Osaka e Tokyo. Intanto è tempo di lasciare New York. Ma piace immaginare che un giorno un viaggiatore, passando sotto le finestre del Plaza, improvvisamente si fermerà, sentendo arrivare dal ventesimo piano, per poi perdersi tra gli alberi di Central Park, il suono di un antico violino.
Gianluigi Schiavon
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