C’è un male contagioso che affligge la nostra società. Si chiama vigliaccheria. Il sintomo principale coincide con l’effetto finale: la sopraffazione nei confronti del più debole, nella convinzione di poter restare impuniti. I giornali sono un catalogo quotidiano di esempi dalle molteplici varianti. È vigliaccheria quella di uomini barbari che hanno preso di mira Ilenia, Sonia, Piera e mille altre donne e continuano a farlo, perché non basta la parola “femminicidio” a spaventarli. È vigliacco chi picchia e umilia gli ospiti di una casa di riposo. Così come lo è la maestra che maltratta i bambini all’asilo. I più piccoli e i più vecchi: vittime a specchio nella scala della vita, fragili per natura. Hanno facce vigliacche e malvagie quelli che si mettono in due a massacrare un ragazzino fuori da un locale, perché loro conoscono l’arte marziale che uccide e il bersaglio solo l’arte di vivere pacificamente. È da vigliacchi saltare la fila per farsi vaccinare prima di chi ne ha sicuramente più bisogno di te, perché 80 anni sono tanti e troppo poca è la vita davanti per permettersi di buttarla via. È un gesto vigliacco abbassarsi la mascherina anti-Covid in mezzo alla gente, perché chissenefrega degli altri. Ed è vigliacco il clic spietato sui social con cui si rovina la vita al prossimo stando comodamente stravaccati in poltrona, e magari usando un falso profilo per lanciare un post perfido e nascondere la mano. Per il virus della vigliaccheria non esiste un vaccino efficace. Ma dovrebbero insegnare a scuola quanto profondo è l’abisso dell’approfittarsi della debolezza degli altri. Assieme al coraggio di assumersi le proprie responsabilità e mostrare sempre la faccia. In modo da essere pronti a pagare per i propri errori e crimini prima di commetterli. Gianluigi Schiavon
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