reggio 7 gennaio

reggio 7 gennaio

Reggio Emilia, 8 gennaio 2016 – CI hanno pensato i paracadutisti della Folgore a scaldare i cuori dei reggiani, ieri; riempiendo gli occhi di almeno quattro generazioni. Uomini, donne, studenti, pensionati. Circa un migliaio di persone, tutte immobili e con il naso all’insù, a guardare quello spettacolo che arriva dal cielo: un enorme tricolore, che poi ha abbracciato la piazza intera, fino a quel momento ingessata in una paratina militare che – nonostante la riduzione delle transenne – davvero non somigliava a una festa popolare.

È stato quello, intorno alle 12, il momento più emozionante delle celebrazioni per il 219° anniversario del primo tricolore. Sono bastati quattro militari (il secondo lancio è stato effettuato da una donna) ad accendere gli animi e a far sorridere un poco anche chi fino a quel momento era perplesso. «Questa purtroppo è una festa che non è mai decollata, i reggiani non la sentono molto; forse perché fino a qualche anno fa chi tirava fuori un tricolore, finiti i mondiali di calcio, veniva considerato uno di destra, un fascista», chiosa il professor Ugo Pellini (membro della Consulta del verde). «Dovrebbe invece diventare la festa della nazione – incalza il botanico –, dovrebbero esserci canti, danze, come facevano un tempo attorno all’albero della libertà. Anche nelle scuole dovrebbero raccontare di più».

Lo sguardo si posa inevitabilmente sulla facciata del Municipio, dove svettano due vessilli sgargianti, nuovissimi: uno tricolore; l’altro a fondo blu, con stelle color oro. La bandiera più grande e consunta, però, è quella della Pace. Già questo la dice lunga.

Anche in piazza (a parte le bandierine distribuite agli studenti intervenuti alla cerimonia), non c’era nulla. Nessuna bandiera alle finestre, non una nelle vetrine dei negozi. E così (a parte qualche rarissima eccezione) per tutto il centro storico. Per tutta la città. Non uno stendardo appeso, nonostante questo primato nazionale sia un vanto per il nostro territorio (o, almeno, dovrebbe esserlo). Sinceramente, se ne vedono di più il 25 aprile.

Così, tutto come da polveroso copione. Un vero peccato, dato che il sindaco Luca Vecchi, esattamente un anno fa, aveva dichiarato: «Per il 2016 la festa sarà rinnovata per essere più popolare». Niente di fatto, però. Anzi. Al rintocco della campana, all’ordine del giorno solo c’erano solo la cerimonia di onori militari (Esercito-Genio ferrovieri, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di finanza), l’alzabandiera del Tricolore (senza un alito di vento) e l’esecuzione dell’Inno di Mameli da parte della fanfara della Brigata paracadutisti Folgore. I quattro parà, almeno, sono serviti a far battere le mani e a dare una parvenza di novità.

Certo, per dirla alla Manzoni, il patriottismo se uno non ce l’ha, mica se lo può dare… Ma uno scatto in più di fantasia nell’organizzazione, per l’anno prossimo, suvvia… Magari sarebbe accolto con maggior calore anche dalla cittadinanza. Che dite?